Mi scusi, infermiera. Dove posso pagare questa prestazione medica?
Agli sportelli del CUP, ma prima deve ritirare il numero al totem.
Mi scusi, dove? Reazione perplessa.
Lì, alla colonnina che rilascia i numeri. Il totem. Si chiama così.
Grazie mille!
I totem sono arrivati in ospedale, in posta, in qualunque luogo ci sia da fare una coda. Distribuiscono pezzettini di carta, come un tempo distribuivano conforto e senso di sicurezza. Sono cambiati i tempi, o sono cambiati i nostri idoli protettori? È solo un uso traslato che riprende il senso dell’altezza dei totem intagliati e colorati che abbiamo imparato a conoscere dai film western, soprattutto quelli degli anni sessanta e settanta, o rappresentano una realtà molto più profonda di quel che sembra?
La tecnologia sembra essere diventata il nume protettore degli esseri umani. Senza un automatismo siamo persi; una app ci facilita gli appuntamenti dal dottore; le video call online ci salvano dai virus; l’online banking ci evita noiosissime e snervanti code in banca o irritanti scambi di parole con un impiegato che sembra imparentato con i bradipi d’Australia. O forse poverino è solo afflitto da un blocco del computer. Meglio se a bloccarsi è il nostro computer, preferibilmente in un momento in cui siamo nella solitudine del nostro studio. Con nessuno da incolpare.
I totem ci aiutano a velocizzare le prestazioni, salvo poi rallentare il tutto quando interviene un essere umano. Quello sì che diventa allora un tabù. Il meschino.
Al tempo in cui la tecnologia era primitiva, l’essere umano, il sacerdote, ci introduceva ai misteri del divino protettore, ora smartphone, siti web, app, piattaforme varie si sono impossessati della funzione sacerdotale e trasmettono vibrazioni confortevoli, voci metalliche che provengono da un aldilà molto più vicino a noi. Un aldiqua.
Per non parlare del sesso, tabù per antonomasia. Lo era nel lontanissimo Ottocento e primo Novecento. Insieme al roseo incarnato delle spalle, delle gambe, del fondo schiena era simbolo di tutto ciò che era vietato, peccaminoso, disdicevole, frequentabile solo nell’intimità. Ora è uno dei totem dei nostri tempi. Uno spettacolo non è spettacolare se le ballerine non indossano il perizoma, sulle passerelle dei festival vanno di moda le trasparenze e la nudità, insieme a mutandine grandi come un francobollo (ve lo immaginate andare al lavoro con i cuoricini di silicone proprio lì sotto, in una calda giornata di sole, senza aria condizionata in ufficio, e dover restare incollate alla sedia tutto il giorno?); la pubblicità di un’auto super accessoriata, non dà più l’idea del lusso e della libertà se una donna non si struscia sopra il cofano, come fosse una gatta. Anzi meglio di una gatta. La mia, almeno, la userebbe per dormirci prosaicamente acciambellata, soprattutto d’inverno e con il motore ancora caldo. Il sesso, dopo essere stato per secoli represso e demonizzato – e per fortuna che uomini e donne sfrontati lo hanno liberato a partire dagli anni sessanta – ha però preso una china precipitosa. Non è più momento di intimità, di comunicazione profonda tra due persone che non hanno bisogno di parlarsi, basta toccarsi per scrivere pagine indimenticabili; non è più sensualità e gioia di vivere; quella forza che ti spinge all’azione, che dà speranza di ricominciare a vivere, come dopo una separazione o un lutto. Non è più il segno di una lentezza appagante. È diventato rutilante, ostentato in piazza come un totem dai colori sgargianti. E tutti lì ad adorarlo perché se osi criticare, fai la figura del represso, della bigotta, della frigida o dell’impotente. Impotente. Che poi è quello che spesso siamo nel segreto delle alcove moderne. Entrambi impotenti davanti a esempi macho potentissimi e veneri in perizoma, chi potrà mai essere all’altezza di simili promesse? Uno neanche ci prova.
I tabù sono diventati totem. I totem di una volta sono diventati tabù, come andare in chiesa, come pregare, come meditare. Lo fanno solo i vecchi, che sentendo il gelo della vecchiaia ai piedi, hanno bisogno di riscaldarsi di speranza. Gli altri stanno fuori a ridere.
In questo mondo cangiante e mutevole, in cui niente sembra rimanere, vorrei proporre alcuni nuovi totem e i relativi tabù. I miei preferiti. Ma invito a scrivere alla redazione di Blognotes nel caso voleste allungare la lista.

Il primo e massimamente importante è il totem della PACE. Che la GUERRA diventi tabù in tutte le nazioni. Venga messo al bando chi osa parlare di battaglie e rappresaglie, di radere al suolo abitazioni, ospedali, scuole e luoghi in cui l’umanità si diverte e gioisce. O che ipotizza l’uso di bombe che farebbero saltare in aria il pianeta terra, nel giro di pochi secondi. E allora addio all’umanità intera. Per voler affermare l’importanza di uno, si eliminano tutti gli altri. Ma che farà poi quel povero disgraziato che sopravvive?
Un altro totem che propongo è quello della LIBERTÀ, la libertà prima di tutto di essere se stessi, di vivere i propri difetti, le proprie fragilità, le gioie, i tormenti e i tramonti, in altre parole la propria unicità da cui deriva il diritto di vivere la propria normalità. La nostra, non quella degli altri. E di conseguenza che tabù diventi il GIUDICARE gli altri da parte di coloro che, nella grande varietà che ne consegue, vedono incertezza e instabilità.
Propongo il totem della SPIRITUALITÀ. Che è naturale propensione verso il divino, un essere che ci protegge e guida, e che alberga dentro di noi. Con cui parliamo e ci confidiamo. Che sicuramente ci aiuta, basta concedergli fiducia. Non voglio chiamarlo Dio, perché anche un ateo ha una tendenza naturale alla spiritualità. Il suo Dio si chiama, Vita, Universo, Natura.
E non voglio dimenticare il totem che si chiama TERRA, un palla gravida che sostiene otto miliardi e più di esseri umani. E non ce la fa più a sostenere tutti noi. Lei, così elegante e ordinata, in cui ogni minimo essere vivente ha uno scopo e un senso di essere lì: la roccia, il vulcano, gli alberi della foresta che respirano per noi e ci regalano ossigeno, gli insetti, i pesci. Tutti al loro posto a fare il loro dovere in un sistema armonioso. Dove l’unica nota stonata e letale è l’essere umano presuntuoso e distruttore. Tabù diventi allora la MANCANZA DI RISPETTO di tutte le forme di vita sulla terra. Sì, vita, perché anche le pietre sono vive.
Indice
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