Blognotes n 17
Blognotes 17

TOTEM & TABÙ
è il tema del numero 17 di Blognotes

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La formula della paura 

di Enzo Marigliano, medievalista

L’idea dell’inferno è costante di ogni civiltà. Terrificante luogo ultramondano, o condizione d’angoscia esistenziale già in questa vita, esso è multiforme e, pertanto, capace d’adattarsi ad ogni tipo di società. Ma fra tutti “gli inferni” che sono stati elaborati il più sistematico, compiuto, disperante – tanto da diventare archetipo – è quello cristiano¹ poiché contempla l’’assoluta sofferenza sia dei cinque sensi che dello spirito, nell’eternità delle pene.
Costruzione razionale, interna all’impostazione neoplatonica, è lo scotto da pagare ad un credo che, per il resto, propone assoluta assoluzione lasciando le pene a coloro che si allontanano dalla verità.  Questa la sua originalità e la sua forza.L’apogeo di questa costruzione concettuale, ma nel contempo anche momento per l’introduzione d’una novità destinata a mutarne radicalmente la concezione primigenia, che i teologi indicano come “giudeo-cristianesimo”, prevedeva l’alternativa secca fra inferno e paradiso, il Medioevo, ed in particolare l’Alto medioevo: cambiò le carte in tavola.Il detto “Mille e non più mille” non c’è in nessun testo coevo all’anno 1000 né, tantomeno, fra X ed XI secolo! È opera del medesimo umanista, Flavio Biondo (1392 – 1463), che, per semplificare lo studio della storia inventò, di sana pianta, la suddivisione ed il calcolo per “evi”.
Tuttavia la paura dell’uomo medievale è un dato accertato dato che molti eventi gli restavano incomprensibili²: cosa scatenasse la peste, per esempio, oppure perché piovesse sangue (in realtà la sabbia del deserto trasportata dal vento)… Di qui il diffondersi di un’angoscia diffusa e il terrore continuo d’aver provocato l’ira d’un Dio che i predicatori accentuavano  con sermoni tragici invitando a  temerLo e placarne le ire. Paure concrete, materiali: della miseria, dello straniero, delle epidemie, delle violenze e, soprattutto, della fine del mondo anticipata dalla venuta dell’«Anticristo»³.
Anche noi coltiviamo timori e paure, alcuni del tutto simili, altri inediti e collegati alla civiltà dell’Intelligenza artificiale (AI) e degli ordigni nucleari, ma altrettanto irrazionali. Strati di popolazione cercano di placarle irrazionalmente ricorrendo a maghi, guaritori, oroscopi e nei casi estremi, di cui si occupa anche la Chiesa, di esorcizzazione.

A cuore aperto
A cuore aperto, 1995, Ex voto, Domenico Castaldi, tecnica mista su foto in bianco e nero, polittico, (part.) cm. 90×90 cadauno per 6

Il XII secolo: una cesura che apre la strada anche agli esorcismi

A introdurre in questo panorama storico la vicenda delle penitenze salvifiche e, seppur con caratteri diversi, l’elemento degli esorcismi e delle figure deputate a combatterli, si dovrà attendere il 1200.
Sarà una ’“costruzione concettuale”, interamente umana e ricostruita nei dettagli dagli storici.  S’è detto che i “giudeo-cristiani” del I-II secolo e quelli successivi fino al XII, avevano la prospettiva d’un aldilà nettamente suddivisa tra eterna beatitudine o dannazione.
Lo stesso metodo di pregare non era ancora codificato, tranne il “Padre Nostro”, unica forma di preghiera dettata direttamente da Cristo (Matteo 6,9 e Luca 11 – 2), e il Vangelo⁴ Sarà merito della cultura monastica⁵  intuire che il credente era ingabbiato in una dicotomia irreversibile e cercava la via d’uscita attraverso un “terzo luogo” che consentisse di alimentare la speranza salvifica del perdono. Nacque da questa esigenza l’elaborazione che portò alla nascita del concetto di Purgatorio⁶ che, ai fini del ragionamento sul ricorso agli esorcismi, ha una sua importanza.
Il Purgatorio determinò, per il celebrante, la stesura di veri e propri “Manuali” détti “Penitenziali”, che consentivano di comminare pene e preghiere. Il più interessante, ampio, dettagliato e, soprattutto, giuntoci integralmente, è quello di Burcardo da Worms († 1025)⁷. Il libro ad esclusivo uso da parte del clero è il legame diretto con la vicenda degli esorcismi poiché il cui modus operandi degli esercisti  venne elaborato attraverso il “Malleus Maleficarum”, altrimenti détto “il martello delle streghe”, anch’esso “Manuale” redatto e pubblicato nel 1487 dai monaci Jacob Sprenger ed Heinrich Institutor Kramer.
Grazie al Purgatorio apparve la possibilità di “sanare” i peccati attraverso le preghiere, proprie o dei parenti vivi, trasformandosi nel riconoscimento della diminuzione della pena per le anime dei defunti attraverso oblazioni monetarie, erezioni di Chiese o luoghi di culto, che culminarono, nel 1300, con la proclamazione, da parte di Papa Bonifacio VIII (1294 – 1303), del Primo Giubileo della storia che, non a caso, mise al centro del proprio obiettivo la proclamazione dell’indulgenza plenaria, ovvero la remissione totale dei peccati nell’aldilà per coloro che si recavano a Roma, pregavano accompagnando la prece all’obolo in rapporto al reddito. Si veniva, in tal modo, a monetizzare il peccato e la sua remissione. Anche le Chiese protestanti, sorte dopo lo strappo luterano⁸ pur rifiutando le oblazioni per sanare i peccati, dovettero ridefinire il concetto di possessione ed esorcismo trasformandolo in “influenze demoniache sulla mente” che potevano essere sanate non già attraverso complessi rituali gestiti dal clero ma semplicemente attraverso la Fede in Dio che, pertanto, era prerogativa e possibilità per ogni singolo credente.

Ragioni della comparsa di esorcismi e un cenno alle varie fedi

Tutt’altro percorso in ambito cattolico si determinò per l’altro versante: quello degli indemoniati o, come si diceva allora, “dei possessi” dal demonio.La grande distinzione col Purgatorio e la salvazione delle anime cui era comminata la pena, sta qui: la radice stessa del problema.Il dannato aveva esso stesso peccato e ne subiva le conseguenze; il posseduto dal demonio, viceversa, non era volontariamente responsabile del proprio status ed inoltre – elemento decisivo – la Chiesa rammentava che lo stesso Cristo aveva operato in più occasioni per “liberare” dal corpo d’un posseduto dal demonio la presenza del maligno.
Fra i tanti, si possono citare i casi dell’indemoniato di Gerasa (Luca 8-26,39 e Marco 5,1-20) e quello dell’epilettico indemoniato (Luca 9,32. Matteo 17,14-18. Marco 9, 14-27). Inoltre la liberazione dai demoni è parte integrante del messaggio evangelico e della missione apostolica della Chiesa nel mondo (“…guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i démoni….Matteo 10,8). Ne consegue che il riconoscimento della possessione demoniaca come fatto reale fece parte fin dalla genesi della tradizione cristiana. L’esorcismo, o una qualche forma d’intervento esterno per “liberare” l’indemoniato è stata (ed è tuttora) pratica riconosciuta e promossa dalla Chiesa cattolica e da quella ortodossa.Non va dimenticato che lo stesso cristianesimo, nato come “costola” dell’ebraismo⁹ ammette, nella “Cabala”, che una persona possa essere posseduta da uno spirito maligno definito “dybbuk” ritenendo possa trattarsi dell’anima vagante di un defunto fuggito dall’inferno ebraico chiamato “Geenna”.
Nella “Bibbia”  l’unico esplicito riferimento ad un caso di esorcismo si trova nel Libro di Tobia (VIII, 3) ove un Arcangelo libera la sua futura moglie inseguendo il demone Asmodeo ed incatenandolo in Egitto.Il “giudeo-cristianesimo”, probabilmente mantenne nel popolino una concezione parallela fra i due credi ripresa e giunta sino a noi. I musulmani ritengono assai rari i casi di possessione e, pertanto, mettono in guardia i fedeli dai presunti esorcisti. Nel «Corano» lo stato dei peccatori è rinviato al giorno del Giudizio e tuttavia la Sura 114 (21° in ordine di rivelazione a Maometto) sembra essere una vera e propria invocazione esorcistica: “Cerco rifugio presso il Signore degli esseri umani…contro il male del tentatore subdolo che s’insinua nell’animo delle creature siano esse jinn o esseri umani.” frase incisa in amuleti in circolazione in particolare nella componente sciita. Sta di fatto che nessuna autorità religiosa islamica (Imam, Quadi o Mollah) ha prerogative in merito all’esorcizzazione.

…ed esorcisti

Nella canonistica cattolica, invece, l’esorcismo, in quanto riconosciuto, può essere praticato solo dai Vescovi o da un Presbitero che abbia ottenuto tale incarico dal proprio Vescovo ed, in ogni caso, dev’essere praticato mediante l’imposizione delle mani sul presunto indemoniato (Matteo 16, 17-18). Fino al Concilio Vaticano II “l’esorcizzato” era un titolo formale, considerato quale Terzo ministero ed annoverato fra gli Ordini minori. Stando alla lettura di Matteo (17,21) e di Marco (9,29), i mezzi ritenuti “più forti” per scacciare i demoni furono considerati  per molti secoli la preghiera, il digiuno, la carità ai poveri, la partecipazione ai riti e, con riferimento agli «Atti degli Apostoli», praticare sentimenti d’amore, penitenza e preghiera costante.
Fino a un certo punto della storia ecclesiastica non è contemplato nessun metodo di natura semi inquisitoriale, poiché lo scopo della pratica esorcistica è essenzialmente diagnostico, diretto a verificare se realmente la persona sottoposta ad esorcismo sia effettivamente affetta da disturbi connessi all’intervento del Maligno o non sia affetta da malattie corporali o mentali. Si dovrà giungere al 1487 alla stesura e diffusione del «Malleus Maleficarum» ch’era stato preceduto, nel 1484, dalla Bolla di Innocenzo VIII (1484 – 1492) «Desiderantes Affectibus».

Foto di Angelo Giordano da Pixabay

A quel punto tutto cambia.Il pontefice concesse ai due monaci, Jacob Sprenger ed Heinrich Institutor Kramer, il potere di svolgere esorcismi. Si noti, però, che il «Malleus Maleficarum» non è da considerarsi emanazione della Bolla pontificia (nel cui testo, infatti, non si ritrova alcuna indicazione di tal genere!) ma una serie di proposizioni precedentemente studiate dai due che vollero dotarsi, e di conseguenza dotare a coloro che in futuro avrebbero avuto il medesimo compito di esorcista, indicazioni utili a riconoscere e combattere il reato di stregoneria o la condizione d’indemoniato.Il «Malleus Maleficarum» non fu mai adottato né fatto proprio esplicitamente dalla Chiesa cattolica e, tuttavia, ottenne un grande consenso fra gli inquisitori, influenti uomini della Chiesa cattolica, e Giudici dei Tribunali (sia secolari che religiosi), divenendo un testo d’enorme importanza e consultato fino alla metà del XVII secolo. Solo con l’avvento dell’umanesimo, e grazie ad opere di Erasmo da Rotterdam e Pietro Pomponazzi, l’uso del testo subì un deciso rallentamento.Del resto il suo stesso contenuto non va considerato un unicuum essendo redatto, anche nella forma, come raccolta di una serie di credenze ed informazioni sui fenomeni della stregoneria e dell’indemoniamento tratti da retaggi prevalentemente orali ov’era, in genere, la donna ad essere messa all’indice nello stile tipicamente misogino del mondo monastico medievale. La prima parte si sofferma sulla natura della stregoneria; la seconda approfondisce la prima, fornendo istruzioni di massima su come si riconoscano stregonerie malefici, la terza, infine, è decisamente la più cruenta e violenta essendo centrata sulla cattura, detenzione ed eliminazione delle streghe comprendendo l’esplicito invito al ricorso alle torture per estorcere confessioni, mentre per l’eliminazione dei malefici che inducono ad ossessioni o possessioni da parte del maligno, pur non disdegnando il ricorso alla tortura, si cerca di offrire all’officiante maggiori opportunità di ricorso ad unguenti ed a preghiere con l’utilizzo di simboli sacri in grado di far “uscire” dal corpo del posseduto il maligno.

San Francesco Borgia e il moribondo impenitente, dipinto di Francisco Goya (1788) – foto di Pubblico dominio – particolare

E oggi?

Oggi la Chiesa cattolica ha confermato la presenza di esorcisti nelle singole Diocesi, pur procedendo cautamente nell’affrontare casi per i quali in apparenza sembra doversi ricorrere all’esorcismo avendo presente che esempi un tempo catalogati come frutto di possessione oggi rientrano nell’ambito scientifico – medico della schizofrenia, epilessia o altre malattie dello spettro dei disturbi mentali.Un atto formale in materia è il «De exorcismis et supplicationibus quibusdam» ¹⁰, adottato nel 1998 in sostituzione del precedente più antico  risalente al 1614. È un disciplinare che guida l’intero rituale e che resta in uso in forma di “indulto” ed è considerato, dalla maggior parte degli incaricati di svolgere esorcismi, come completo pur se non del tutto aderente alla complessa realtà sociale contemporanea.Tale libro contiene «L’exorcismus in Satanam et Angelos Apostaticos» la Preghiera a S. Michele, che da sempre nella tradizione popolare è considerata il più potente esorcismo contro Satana affiancato dal Rosario, Preghiere a San Raffaele Arcangelo, devozione ad alcuni Santi (Anna, Elisabetta, Giorgio, Vito) e la litania di Preghiere al “prezioso sangue di Gesù”.Il sacerdote incaricato del ruolo dal Vescovo è tenuto ad indagare sulla storia del paziente consultando anche medici del paziente in particolare nel momento in cui si sarebbero palesati i sintomi della presunta possessione.Essendo un ruolo particolarmente delicato viene affidato a sacerdoti di particolare equilibrio psichico e spirituale (Diritto canonico – canone 1172).
L’importanza del ruolo d’esorcista in ogni Diocesi è stata confermata da Giovanni Paolo II, mentre nel 2005 Ratzinger (già Benedetto XVI) svolse un discorso all’Associazione Internazionale degli Esorcisti, incoraggiandoli “…a proseguire nel loro importante ministero a servizio della Chiesa sostenuti dalla vigile attenzione dei loro Vescovi e dall’incessante preghiera della comunità cristiana.” ¹¹
A quanto è dato di sapere dalla Santa Sede, invero assai parca di informazioni sull’argomento, all’Associazione Internazionale degli Esorcisti, unico Ente riconosciuto dal Vaticano, attualmente risulterebbero iscritti e riconosciuti 400 aderenti in tutto il mondo ai quali si aggiungono 124 ausiliari.¹²
Si possono trarre due considerazioni: a) che utilizzando il punto di vista storiografico gli interi percorsi, sia del Purgatorio che dell’esorcizzato, non hanno nulla di soprannaturale ma sono il frutto della produzione umana; b) che l’esorcismo e l’esorcizzato sono  tuttavia fenomeni che la Chiesa ufficiale continua a riconoscere nella propria canonistica e che, dunque, considera importante.
La prova, a conferma, è in data 26 gennaio 1999, quando la Sala Stampa Vaticana emanò in forma integrale, cosa assai rara, l’intervento del Cardinale Jorge Arturo Medina Estévez intitolato, affinché non vi fossero dubbi, “Il rito degli esorcismi”.¹³
Questo parziale excursus è quanto spetta allo storico. Per il credente e praticante è tutto altro discorso che esula dalle concezioni di chi scrive.

Note

1- Cfr. Georges Minois «Piccola storia dell’inferno» Bologna, Il Mulino, Collana Intersezioni, 2000.

Foto di Zeno Rigato

Dello stesso A. «Piccola storia del diavolo» Bologna, Il Mulino, 1999. Per un’interessante e completa ricerca iconografica Cfr. Andrea Gamberini  «Inferni medievali. Dipingere il mondo dei morti per orientare la società dei vivi» Roma, Viella Ed., 2021

2- Cfr. AA.VV. «L’uomo medievale» miscellanea di studi curata da Jacques Le Goff, Roma-Bari, Laterza,1993. Segnalo in particolare in questo volume, ai fini dell’argomento qui esaminato, i saggi: “L’uomo medievale” di J. Le Goff, pagg. 1 – 38; “Il Santo” di André Veuchez, pagg. 355 – 390 e “L’emarginato” di Bronislaw Geremek, pagg.393 – 419

3- Cfr. Marco Rizzi «L’anticristo. L’inizio della fine del mondo» Bologna, Il Mulino,2015. Segnalo che questo libro, alla presenza dell’autore e con presentazione dello scrivente, venne presentata a Pordenone nell’ambito della Rassegna dell’editoria religiosa “Ascoltare, leggere, crescere”

4- Cfr. «La preghiera dei cristiani» a cura di Salvatore Pricoco e Manlio Simonetti. Roma- Milano, Fondazione Lorenzo Valla/Arnoldo Mondadori,2000. Segnalo come palesi esempi di preghiere del cristianesimo delle origini a proposito del peccato e della salvazione, tre testi presenti nel citato libro: Aurelio Prudenzio Clemente «L’origine del peccato. Perché la pena sia lieve», pagg.931 – 966. Anonimo «Per coloro che fanno pubblica penitenza» pag. 497. Anonimo «Riconciliazione del penitente in punto di morte» pagg. 499

5- Cfr. Jean Leclercq «Cultura umanistica e desiderio di Dio. Studio sulla letteratura monastica del Medio Evo» Prefazione di Claudio Leonardi. Firenze, Sansoni Editore, s.a. Ludo Mills «Monaci e popolo nell’Europa medievale», Torino, Einaudi, 2003. Clifford Hugh Lawrence «Il monachesimo medievale. Forme di vita religiosa in Occidente» Milano, San Paolo, 1993. Enzo Marigliano e Massimo Zorzin «Medoevo in Monastero. Vita quotidiana in un’abbazia del XII secolo. Storia, storie e figure di grandi monaci» Milano, Àncora, 2001

6- Jacques Le Goff «La nascita del Purgatorio» Torino, Einaudi,1996

7- Cfr. «A pane e acqua. Peccati e penitenze nel medioevo. Il penitenziale di Burcardo da Worms» a cura di Giorgio Picasso, Giannino Piana, Giuseppe Motta. Milano, Jaca Book, collana “Europìa”, 1998

8- Cfr. Norman Solomon «Ebraismo» Torino, Einaudi, 1999

9- Trad.: «Gli esorcismi ed alcune preghiere»

10- Cfr. Udienza Generale del 14 settembre 2005. Va ricordato che Ratzinger, quand’era Prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede (ex Sant’Uffizio) aveva approvato norme sugli esorcismi con una Decretazione del 29 settembre 1985

11- Cfr. «Esorcisti in Italia e nel mondo. Ecco i sacerdoti impegnati nella lotta (difficilissima) contro il diavolo» AGENSIR – Servizio  Informazione Religiosa – 3 dicembre 2916

12- Cfr. «Esorcisti in Italia e nel mondo. Ecco i sacerdoti impegnati nella lotta (difficilissima) contro il diavolo» AGENSIR – Servizio  Informazione Religiosa – 3 dicembre 2916. 13-Cfr.https://www.vatican.va/roman_curia/congregations/ccdds/index.htm