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CONFINI

Redazione
CONFINI


La parola latina confinis, derivato di cum-finis, limite, con il prefisso con, comporta automaticamente un passaggio di qua e di là, da me ad un altro/a, vicino, affine e nello stesso tempo separato, distinto, dove le parti sono nello stesso tempo permeabili e interconnesse. Viene dunque da lontano questo termine, che diventato nel tempo sempre più ricco di significati, oggi accoglie contenuti fortemente contrastanti, richiama limiti e barriere, e nello stesso tempo apre a un tema sconfinato, un terreno delicato.


La nostra rivista ha scelto di dedicare spazio alla parola Confini asciando che in una logica autogenerativa stimolasse argomenti complementari. E’ cosi che si snoda il filo rosso di Blognotes N. 9 a partire dall’articolo “Leonardo Zanier, per me identità è una parola pericolosa”, una riflessione sull’aspetto evolutivo delle identità.


Poi Confini complementari per tutelare la propria libertà, con quali leggi, e quali sono i confini della cura per chi arriva oggi da un Paese extracomunitario, soprattutto per i bambini.

Attraverso “Sconfino ergo sum”, con la lingua transnazionale del cinema nel film “Trieste è bella di notte” si narra dell’attraversamento dei migranti del confine fra Slovenia ed Italia.

Poi nell’articolo “Linee immaginarie”: gli uccelli nei lor viaggi migratori mostrano che sono in grado di superare decine di confini, percorrendo migliaia di chilometri.

Un’angolatura complementare in “Ospitalità e stranieri nel mondo classico”: fra ospiti non si combatte, come insegna l’Iliade.

E nel “Parco trasfontaliero della Pace” fra Austria, Italia e Slovenia, si scrive del progetto a cui partecipa Legambiente, non solo a tutela dei territori, ma anche per promuovere la cultura della pace.

Con la riflessione “Non La morte, ma il tempo sia oggetto di riflessione”, si affronta un tema quotidiano,presente a più livelli.


In “Sparire per apparire di più”: un paradosso raccontato in prima persona da chi ha desiderato restringersi, non essere trovata per vedere come sarebbe stato il mondo.

Mentre l’intervista con Sandra in “Confini in sanità” pone la questione se in sanità si debbano solo rispettare le regole, i protocolli e i confini fra professioni, ruoli e luoghi diversi, e o si debba anche sconfinare talvolta se si ha davvero a cuore il benessere delle persone.

L’accessibilità è interesse di tutti, uno slalom serio, semiserio, a volte ironico, popolato di eroi e supereroi che nel quotidiano si confrontano con l’accessibilità delle barriere architettoniche e burocratiche.
Il numero si chiude infine con l’angolo della lettura: tre titoli per aprirsi ad una Cultura senza confini.

Sono solo spunti, alcuni dei tanti che potevano essere toccati e che non vogliono chiudere l’argomento, ma piuttosto aprirlo, per un invito comune a superare tutti i confini, anche quelli che ci sembrano poco importanti.