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Blognotes 08
Blognotes 14
numero 14

Il tema del numero è "CONTAMINAZIONI"

Articolo presente in

Cortocircuiti

di Sandro Pittini

Sulla ricerca del fattore “T” all’interno dell’agire comune tra la disciplina pittorica e quella architettonica, ci si è confrontati in occasione di un’importante opera di sistemazione all’interno del Duomo di Venzone.

Si tratta del riallestimento della teca che contiene il gruppo scultoreo in legno di tiglio denominato Compianto sul Cristo morto – probabilmente una delle opera più importanti custodite all’interno della chiesa – realizzata tra il 1514 e il 1521 da Giovanpietro da Mure, intagliatore.

Il Duomo di Venzone, completamente ricostruito pietra su pietra dopo la sua distruzione a seguito degli eventi sismici del 1976, è la sede ideale per poter agire  a diretto contatto con la sostanza del tempo nelle sue diverse declinazioni. Esso è il luogo nel quale la comunità, sebbene ampiamente secolarizzata come quella attuale, riconosce un diverso ‘senso del tempo’. La ricomposizione della fabbrica distrutta da un evento naturale è la concreta dimostrazione che è possibile vivere la continuità di una comunità nel fluire del tempo storico, pregna dei valori ancorati al passato e, al contempo,  in lenta evoluzione, puntualmente registrati dalle pietre e dai manufatti ivi custoditi.

Il terremoto non è riuscito ad obliterare il tempo della fabbrica, infatti gli eventi tragici di maggio, e poi del settembre 1976, hanno costituito solo una parentesi dolorosa, tuttavia una parentesi significativa nella lunga linea cronologica scandita da momenti o tappe riconoscibili finanche nel sottosuolo, in cui sono custodite preziose tracce e resti archeologici che parlano ancora di questa caparbia vocazione alla continuità.

Questa sorta di senso del ‘tempo altro’ – che è diverso e va ben oltre il nostro senso comune di un tempo frazionato, fatto di frenetica quotidianità – può esprimersi solo in determinate circostanze ed in determinati luoghi. Lo spazio sacro del Duomo rappresenta il segno tangibile di un tempo lungo, nella continuità dei valori che vince su fratture e lacerazioni.

Nella fase di studio preliminare al progetto di ri-allestimento del gruppo scultoreo cinquecentesco si è agito in modo multidisciplinare avendo sempre la consapevolezza di lavorare con un’opera ricca di elementi incogniti. La storica Claudia Palazzetti ha compiuto un importante lavoro di indagine sull’opera che le ha permesso di scoprire l’autore e la prima collocazione dell’opera. Da questo studio, infatti, si è potuto individuare nella potente Arciconfraternita di Santa Maria del Gonfalone i committenti della pregevole opera, e nella chiesa di Santa Maria dei Battuti – poi denominata Santa Chiara presso il ponte sul fiume Venzonassa – la sua prima collocazione. (9)

Foto 9. Fotocomposizione di Renzo Marzona del progetto del nuovo fondo della teca contenente la scultura lignea cinquecentesca denominata “Compianto sul Cristo morto”. 2019

La ricerca documentale ha dato la possibilità di capire dove e come l’opera d’arte poteva essere collocata in origine. Si è scoperto, infatti, che il gruppo scultoreo era probabilmente custodito all’interno di un Flugel Altar con portelle dipinte dal celebre Giovanni Antonio de’ Sacchis – detto il Pordenone, allievo di Raffaello – portelle che vennero smantellate dall’assetto originale e poi vendute presso i mercati di antiquariato a Venezia.

L’immagine dell’altare con le ali ha condizionato il progetto della nuova teca, che interpreta in modo evocativo il tema del velare e dello svelare, un’azione discreta per rendere una presenza “regolabile” all’interno dello spazio cultuale. Tutto questo nel 2009. Più recentemente, nel 2019, il pittore friulano Renzo Marzona ha affrontato il non facile compito di completare la teca lignea con un fondale che facesse da degno contrappunto al gruppo scultoreo cinquecentesco attraverso un linguaggio che parlasse della nostra contemporaneità. Marzona ha saputo dare un’efficace risposta attraverso un’interpretazione in linea con la sua ricerca personale, sapendosi anche acclimatare nell’elegante cromatismo delle sculture cinquecentesche.

In sostanza, si è operato una sorta di corto circuito capace di colmare una distanza temporale di 500 anni attraverso l’atto artistico. Quando il pittore Marzona stendeva il colore strato su strato, realizzando un ricco e vibrante palinsesto di materia, si poteva immaginare in quello stesso istante il Pordenone che dipingeva le portelle della precedente teca.

A conclusione di quest’opera di ri-allestimento  sarebbe interessante proporre, in occasione di un evento circostanziato cronologicamente, nel tempo di una serata, la proiezione dell’immagine dell’affresco trecentesco – andato completamente distrutto con il terremoto del 1976 – sulle superfici delle volte ricostruite della Cappella del Gonfalone.

Un caleidoscopio temporale dove dialogano assieme il gruppo scultoreo del Compianto sul Cristo morto, la nuova Teca, il frammento dell’altare seicentesco, l’immagine dell’affresco proiettato, la ricostruzione della cappella. Un fatto immateriale, capace di generare un evento concreto e temporaneo. In quei precisi momenti si potrebbe formare, all’interno della cappella, un piccolo microcosmo dove il tempo diventa l’assoluto protagonista.

Contaminazioni? Forse. Di certo azioni che sono il frutto dell’inevitabile azione della contemporaneità che si confronta con la profondità del tempo.

9) C. Palazzetti, Rovinosi fantasmi. La ritrovata identità del Compianto ligneo di Venzone e delle perdute portelle per l’altare dei Battuti dipinte dal Pordenone, «Bollettino dell’Associazione Amici di Venzone», XXVIII, XIX 28-29, 2006

Al tema Contaminazioni è dedicato un portfolio che contiene sia foto di Sandro Pittini che scatti fotografici di giovani artisti friulani. il link per visionare il materiale fotografico è il seguente: https://www.blognotes.info/

Foto 10. Teca contenente l’opera scultorea cinquecentesco denominata “Compianto sul Cristo morto” presso il Duomo di Venzone. Vista di insieme dell’opera realizzata all’interno del contesto della Cappella del Gonfalone. La teca lignea è stata completata nel 2009, il fondo è opera del pittore Renzo Marzona nel 2019. La teca è stata allestita sopra il frammento marmoreo dell’altare seicentesco distrutto dal terremoto del 1976. L’altare è collocato all’interno della Cappella del Gonfalone completata nel 1394, parte del complesso sistema del Duomo di Venzone realizzato a partire dall’XI secolo con la chiesa ottoniana, ampliato nel XIII secolo con la chiesa glizoiana e ulteriormente ampliato nel XIV secolo. Completamente ricostruito dopo gli eventi sismici del 1976 secondo il metodo dell’anastilosi. Riaperto al culto il 5 agosto 1995. Teca aperta e sotto teca chiusa (foto 11). Progetto e foto di Sandro Pittini
Foto 11. Teca chiusa contenente l’opera scultorea cinquecentesco denominata “Compianto sul Cristo morto” presso il Duomo di Venzone.Progetto e foto di Sandro Pittini
Foto 12. Nuova aula liturgica dedicata a san Lorenzo martire, Rualis di Cividale del Friuli. Interno verso il presbiterio. Pareti in travicelli in pino Svezia spazzolato e sbiancato, pavimento in mattonelle a tre colori, arredi liturgici e croce in biancone di Vicenza con innesti in legno di frassino. Lastra in alabastro. Progetto Sandro Pittini. Foto Alessandra Chemollo, archivio Sandro Pittini.