Articolo presente in

Il Tagliamento, tracce e pensieri

Sandro Cargnelutti, Legambiente FVG
Il Tagliamento, tracce e pensieri

foto e testo di Sandro Cargnelutti

Qual è il posto più a nord del polo nord? Non c’è. Perché la terra è tonda. È la forma della terra che fissa questo limite.

Dove i limiti posti dalla natura non sono immediatamente percepibili ed evidenti, si tende a ignorarli, facilitati anche dalla perdita di memoria di accadimenti passati o confidando nelle soluzioni che la tecnica saprà porre in atto. Oppure perché si è troppo concentrati sul “qui ed ora” e il futuro appartiene ad altri.

È per questo che abbiamo costruito in modo legale o abusivo in prossimità degli alvei dei fiumi in tempo di asciutta o favorito la dispersione urbana, quando le attività agricole cedevano il posto alla modernità o nascosto rifiuti sotto il tappeto.

Questa continua erosione di natura e dei processi che la governano rende il nostro futuro meno prevedibile, più incerto e precario. Eppure noi siamo fatti e ci nutriamo di natura e i problemi che generiamo diventano nostri problemi. Nel seguito dell’articolo indugio, anche in onore di Piero Angela, con un dialogo che si potrebbe svolgere sulle rive di un corso d’acqua, il Tagliamento, seguendo le tracce che i corsi d’acqua disegnano nel territorio che loro stessi hanno contribuito a costruire.

Tracce spesso spezzate da logiche che non considerano il limite come opportunità per sviluppo umano in armonia con l’ambiente.

Dialogo minimo sulle rive di un corso d’acqua per saperne un po’ di più.

D. Cosa rappresentano i fiumi, dove l’acqua scorre sempre in una direzione?

R. Le sorgenti, i torrenti e i fiumi sono le arterie della natura e sono una parte essenziale del ciclo dell’acqua che si svolge tra la terra e il cielo. Parte di questo ciclo non lo vediamo: quando l’acqua evapora e sale in cielo, oppure quando cadendo si infila nel suolo per poi riemergere per forze naturali o costretta dall’uomo.

Non solo l’acqua, i fiumi trasportano pietre che rotolano dalle montagne e poi via via si trasformano in ciottoli, ghiaia, sabbia, particelle in sospensione fino al mare. I sedimenti nel tempo si possono compattare, diventare pietra e le forze della terra li possono innalzare di nuovo a montagna. I ciottoli di fiume raccontano silenti queste storie che bisogna disvelare con la conoscenza.

A far da cornice al fiume c’è la vegetazione che lo protegge e facilita la vita nelle sue diverse espressioni, in terra come in acqua.

D. E’ vero che i fiumi soffrono?

R. Restringimenti, ostruzioni, ne minano la funzionalità, un po’ come fa il colesterolo nelle nostre arterie. E poi il cambiamento del clima accelera e intensifica il ciclo dell’acqua e spesso, quando cade violenta, dopo lunghi periodi siccitosi, scivola via veloce, non solo sul cemento in crescita ma anche sui terreni arsi e compatti e arriva subito al mare senza rimpinguare le acque, le acque di falda.

D. E cosa si può fare?

R. Ad esempio rallentare il fluire dell’acqua che si muove secondo gravità e la natura dei suoli e nutre i corsi d’acqua e le acque di sotto, oppure ridurre i prelievi diventando più virtuosi, oppure ancora riavvolgendo il nastro della storia recente, riconsegnando spazi vitali al fiume.

D. Il Tagliamento, il re dei fiumi alpini, è un fiume braided; significa…

R. Braided significa intrecciato e consiste in una rete di canali d’acqua intrecciati fra loro all’interno di un alveo ampio e ghiaioso come si può vedere molto bene nel Tagliamento di mezzo…

Ad un certo punto il dialogo si interrompe. Una zanzara mi punge la mano e mi sveglio. Era un sogno. Ma il sogno non mi abbandona del tutto e continua ad alimentare pensieri che ruotano attorno al grande fiume.

Prolusione: il Tagliamento, canali di acqua che si intrecciano.

“Il Tagliamento è il principale corridoio ecologico della regione e una delle principali infrastrutture verdi per valenza ecologica, sviluppo e livello di connettività, ma è anche un fiume negato nella parte alta del bacino e divisivo quando scorre avaro d’acqua o quando, gonfiandosi, si spinge a riprendersi le sue pertinenze spesso ignorate. E’ un fiume spezzato nella dinamica di trasporto e ripascimento delle spiagge rivierasche, ma ancora la sua foce rappresenta il più bell’esempio in Adriatico di forma deltizia cuspidata. Ha segnato geografie culturali con un “al di ca e al di la dall’aghe”, storie coevolutive con le comunità rivierasche ma anche storie di guerra con il farsi e disfarsi dei ponti. Il suo alveo a canali intrecciati ha ispirato poeti e scrittori, come Turoldo e Pasolini.

L’ultimo “cjaradôr” a Gemona ci ricordava che l’incontro del Fella con il Tagliamento ha prodotto una ghiaia speciale per qualità che ora non c’è più … Dobbiamo riflettere su tutte le “qualità” che perderemo se non saremo in grado di sollevare i nostri corsi d’acqua dalle crescenti pressioni dello sfruttamento e del cambiamento climatico.”

Tracce invisibili sul Tagliamento. Una proposta, un progetto

Esistono tracce visibili, come i canali intrecciati e altre scarsamente visibili. No, non mi riferisco ai fuoristrada o alle moto che interpretano l’alveo come fosse un autodromo o alle plastiche colorate.

Mi riferisco agli scarponi, agli stivali calzati da coloro che studiano il Tagliamento di mezzo. per conoscerlo meglio dal punto di vista ecologico, nelle dinamiche di trasporto, … per trasferire conoscenza ai giovani ricercatori o utilizzare conoscenze per rinaturare altri contesti fluviali in Europa e non solo, martoriati da interventi sottesi a “logiche lineari”. E’ sufficiente andare su siti specializzati di archiviazione delle pubblicazioni scientifiche e digitare la parola Tagliamento. Si possono estrarre un… fiume di ricerche. Alcune domande sorgono spontanee. Perché questo esercito è quasi invisibile? Cosa si aspetta dal territorio e cosa lascia sul territorio? Quali relazioni ci sono con le istituzioni scientifiche regionali? Può promuovere un turismo della conoscenza oltre a quello che transita lungo “la non ancora ciclabile”? Le ricerche possono stimolare esperienze dove si promuove la scienza dei cittadini sui processi vitali del fiume? E’ più di 50 anni che parliamo dell’opera definitiva per contenere le piene e non ci siamo guardati attorno. Nel frattempo abbiamo continuato ad erodere spazi vitali. Queste domande possono avere una ricaduta positiva, stimolare ipotesi progettuali, generare nuove tracce immateriali.

Legambiente ci crede, ma cerca compagni per affrontare il viaggio.