Blognotes 08
Blognotes 16

RISCHIO è il tema del numero più recente di Blognotes 16

Articolo presente in

Il mondo in una scuola

di Sabatino Landi, Claudia Beacco, Maria Elena Piccin

 

Nel 2007 all’Istituto professionale Federico Flora di Pordenone fu girato, con la collaborazione di Cinemazero e della Regione Friuli Venezia Giulia, un video che potesse illustrare la realtà multiculturale della scuola. Allora l’Istituto Flora contava il maggior numero di studenti stranieri in una scuola superiore della provincia. Oltre trenta nazionalità erano presenti. (da quelli politici al rivedere un padre mai conosciuto, da un percorso di studio migliore al ricongiungimento con familiari da anni lasciati), l’immagine che avevano dell’Italia prima di partire, le difficoltà di inserimento, la voglia di ritornare, le mete da raggiungere. Alla fine gli intervistati interagivano con loro compagni italiani facendoli recitare nella loro lingua poesie e filastrocche, scioglilingua e canzoni o ballando ai ritmi delle loro musiche. Da quel video sono tratte le parole che allora dissero. A distanza di quindici anni sarebbe interessante sapere quanti di loro sono riusciti ad inserirsi nella nuova realtà, quanti sono ritornati delusi, quanti ancora lottano per un dovuto riconoscimento. Ma è altrettanto interessante verificare quali sono le aspettative delle generazioni di oggi, il loro giudizio sulla società in cui si sono inserite o cercano di inserirsi, e i loro progetti futuri.

Ericka (Repubblica Dominicana)

Mia nonna, che è venuta con mia mamma due anni prima di me, mi diceva che l’Italia era fredda ma non pensavo tanto … il mangiare è diverso da come mangiamo noi … perché qua si pensa sempre a mangiare là no … ero magra quando sono arrivata qui e adesso sono così per colpa dell’Italia … le persone alcune sono bene, altre
no ma non tutti siamo perfetti … non penso di rimanere qua, penso di finire di studiare, di trovare un lavoro e dopo un paio di anni tornare al mio paese … dopo torno qua ma non a vivere, in vacanza … insomma faccio il contrario di quello che faccio adesso perché vivo qua e faccio le vacanze al mio paese.

Si Jia (Cina)

Sono qui da quattro anni … dell’Italia conoscevo la moda, il cibo, il calcio e anche la Ferrari … quando ho saputo che dovevo venire in Italia era molto contenta perché avrei rivisto mio padre e mia madre … la maggiore difficoltà quando sono arrivata qui è stata certamente la lingua visto che è molto diversa dal cinese … avevo difficoltà a comunicare con i ragazzi italiani … adesso anche studiando lingue e frequentandoli non ho più tante difficoltà.

Sadi (Macedonia)


Cinque anni fa mio papà ha deciso di arrivare qua per una vita migliore … in Macedonia faceva il muratore e lo fa anche qui … Pordenone perché c’erano cinque famiglie del suo paese … dopo due anni

ha fatto venire tutta la famiglia … ero felice di venire in Italia perché mi piacciono i giocatori italiani … penso di rimanere per sempre in Italia … vorrei diventare un grande calciatore.

Stephania (Ghana)

Prima di venire qua non sapevo niente dell’Italia, proprio zero … sapevo solo che c’era la chiesa cattolica perché in Ghana frequentavo una scuola cattolica … ho saputo che dovevo trasferirmi in Italia due anni fa … ero felice perché non avevo mai vissuto con i miei genitori … mio padre è venuto qui che io non ero ancora nata e mia madre mi ha lasciato quando avevo due anni e mezzo … l’ultima notte prima di partire non sono riuscita a dormire perché ero molto agitata e felice tutto insieme … l’Italia mi ha dato soprattutto la felicità di incontrare i miei genitori … al mio paese si sente rumore dappertutto ma qua c’è il silenzio assoluto.

Hicran (Kurdistan – Turchia)

Sono venuta in Italia sei anni fa con mio padre, per problemi politici, perché io sono curda e non abbiamo la libertà in Turchia … ci hanno portato qua i poliziotti perché dovevamo andare in Germania e siamo passati per l’Italia … alla frontiera ci hanno fermato e hanno preso le impronte digitali e ci hanno detto che dovevamo fermarci in Italia … da allora sono qui … mi ha colpito la libertà che hanno ragazzi e ragazze … in Turchia è molto diverso … non penso di rimanere in Italia … finita la scuola viaggerò alla ricerca di un lavoro … ho pochi amici italiani molto di più stranieri … abbiamo fatto lo stesso percorso, abbiamo trovato le stesse difficoltà.

Marina (Bielorussia)

Sono venuta in Italia due anni e mezzo fa perché mia madre si è sposata con un italiano … è arrivata un anno prima e poi è venuta a prendermi e da allora la mia vita è cambiata … dopo una settimana sono andata a scuola … sono stata accolta molto bene … ho fatto subito amicizia … prima di venire in Italia mi immaginavo un paese ricco così da offrire tante cose agli stranieri … la cosa che mi ha colpito moltissimo dell’Italia è stata la cultura del mangiare … penso di rimanere in Italia e di non tornare più nel mio paese.

Johanna (Colombia)

Sono venuta in Italia sei anni fa dopo mia madre che è una cantante e che è stata chiamata in Friuli per cantare … poi sono venuti altri della famiglia, mia nonna, due cugini, una zia … mio padre è rimasto in Colombia … prima di venire in Italia sapevo che era molto brava nello sport, che c’era un clima tanto freddo, che ci sono le stagioni che nel mio paese non ci sono … c’è sempre primavera … un bel paese tranquillo, ordinato … quando ho saputo che dovevo venire in Italia ero contentissima perché era il mio sogno e poi avrei rivisto mia madre … da una parte mi dispiaceva un po’ perché lasciavo mio padre, tutti i miei amici, l’allegria del mio paese, la mia musica … quando sono venuta qui ho incontrato tanta gente che parlava male del mio paese, dicendo che era un paese di droga … in Colombia la droga non l’ho mai vista ma l’ho vista appena arrivata in Italia… non penso di rimanere in Italia perché mi manca tantissimo il mio paese e spero di tornarci presto.

Manbir (India)

Sono qui da undici anni … mio padre ha girato tutta l’Asia … alla fine è arrivato qui … si è trovato bene e non si è più mosso … adesso fa l’operaio … in famiglia parlo in italiano con mio fratello ma se parlo in italiano con i miei genitori mi rispondono sempre in pangiabi, perché noi veniamo dal Punjab … tra il Punjab e l’Italia preferisco l’Italia … tornerei solo in vacanza in India … ne so poco … gran parte della mia vita l’ho vissuta qui … del Punjab ascolto molto
la musica che è diventata famosa ma è ormai piena di parole inglesi.

Mariana (Moldavia)

Prima di venire in Italia non ne avevo un’idea precisa … conoscevo una sola parola: ciao … mi piacevano i cantanti italiani Laura Pausini, Tiziano Ferro … ero molto contenta di venire in Italia perché finalmente potevo vivere con mia mamma … lei è venuta quattro anni prima … mi ha chiamato perché potessi studiare in Italia e avere un futuro migliore… ho avuto un impatto abbastanza strano con la scuola perché noi eravamo abituate ad un altro tipo di disciplina …rimanere in Italia? Dipende dall’amore perché più si cresce e più si tende ad avere delle radici … e se questo non avverrà ritornerò nel mio paese, ma a ritornarci ci penserò un attimo … non ho tanti amici italiani forse perché sono stata educata in maniera un po’ vecchia … spero in un futuro di poter comunicare con tutti ed avere anche amici di cuore.

Viktoriya (Ucraina)

Sono qua da quasi due anni …vivo a Pravisdomini con mio padre, mia madre, mia sorella e mia zia … il mio papà faceva l’ingegnere in Ucraina, adesso fa l’operaio e torna sempre stanco dal

lavoro … mia madre faceva il medico e ora lavora in una casa di riposo … i miei genitori hanno deciso di venire in Italia per migliorare la loro vita … prima di venire dell’Italia sapevo solo che c’era Roma, Venezia … pensavo che in Italia c’è sempre estate, sempre caldo … io pensavo così … quando mi dissero che dovevo venire in Italia io non ero contenta ma poi non avevo altra scelta … adesso sono contenta, penso di aver fatto la scelta giusta

OGGI

Kane Annour Mouhmoud – Sidi
Niger – V liceo scienze umane

Roma, 28 feb. (askanews) – Più di 3 studenti su 5 dichiarano di essere stati vittime di discriminazione e hanno vissuto sulla propria pelle violenze o minacce, sono stati derisi ed emarginati dai loro coetanei o messi al centro di voci negative sul loro conto. Soprattutto a scuola, quasi 9 su 10 sono stati testimoni diretti di comportamenti discriminatori nei confronti dei loro amici e compagni. L’omosessualità, l’appartenenza alla comunità rom, l’obesità o il fatto di essere di colore sono le principali “etichette” per le quali le persone rischiano di essere discriminate, secondo più dell’80% degli intervistati. A queste seguono l’essere di religione islamica, l’essere povero o disabile (per il 70%). Questi alcuni dei risultati che emergono da un nuovo sondaggio diffuso alla viglia della Giornata internazionale contro le discriminazioni da Save the Children – l’Organizzazione che da 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro – realizzato su più di 2.000 studenti e studentesse di scuole secondarie di secondo grado in tutta Italia. Un’indagine realizzata da SottoSopra, il Movimento Giovani per Save the Children con il sostegno dell’Invalsi. I risultati dell’indagine ci dicono che a scuola il 61% degli studenti intervistati ha subito direttamente situazioni di discriminazione dai propri coetanei. Tra questi, il 19% ha dichiarato di essere stato emarginato ed escluso dal gruppo, mentre il 17% è stato vittima di brutte voci messe in giro sul proprio conto, il 16% deriso e 1 su 10 ha subito furti, minacce o pestaggi. Tra chi ha subito discriminazioni, il 32% ha scelto di rivolgersi ai genitori, un altro 32% ha preferito parlarne agli amici, mentre un significativo 31% non si è rivolto a nessuno. Da sottolineare come solo 1 intervistato su 20 abbia scelto di rivolgersi agli insegnanti: un dato che assume ancor più peso se pensiamo che proprio la scuola si configura, secondo i risultati dell’indagine, come il luogo principale (45% dei casi) dove gli studenti assistono a discriminazioni nei confronti dei loro compagni di pari età, seguita dal contesto della strada (30%) e dai social (21%).

Sono Kane Annour Mouhmoud, sto frequentando l’ultimo anno delle Scienze Umane al Leopardi Majorana. Nel corso del mio percorso di studi ho perso due anni. Per i miei coetanei sono un fallito che non riesce ad accettarlo. Molti di loro una volta perso più di un anno vanno a lavorare. Io no, non sono andato per mille motivi. Il mio mondo è umile, io sono umile: nonostante non abbia perso anni solo per colpa mia, mi sono preso la responsabilità di dover terminare un percorso di studi che ho scelto. Ma nel mio mondo non avevo la possibilità che ho adesso. La possibilità di avere un’istruzione. Un giorno vorrei che anche il mio mondo fosse così.
Sono in Italia da ormai undici anni. Un paese a cui devo molto e dopo averne studiato la storia ne sono completamente innamorato. La mia vita in Italia è stata facile: a calcio sono stato spesso insultato per le mie origini. La prima volta è stato nel duemila e undici, dopo una partita vinta grazie alla mia prestazione, appena fuori dallo stadio, i genitori dei ragazzi della squadra avversaria mi diedero della scimmia e mi dissero che dovevo tornare nella giungla. Avevo undici anni non compiuti. Questa è stata la seconda volta in cui il mio pensiero si è evoluto.
Mi sento un ragazzo vissuto. Nonostante ciò che ho visto e passato, credo di aver rielaborato le esperienze. Mi sento fortunato perché ho visto due realtà. Una ancora dominata da credenze, miti e leggende e l’altra dominata dalla scienza e il sogno di un progresso che non ha limiti, ma così facendo ha perso parte della cultura, ormai presente solo nei vecchi troppo severi seduti al bar.
Per il futuro non ho deciso niente ancora, ma sono certo che non mi farò ingannare dai miraggi.

Nana. Ghana
III liceo scienze umane

Vengo dal Ghana, Kumasi mia madre da Wawase e mio padre da Ebom.
Io sono venuta qua in Italia con mia madre, mio padre era già in Italia, è tornato in Ghana per sposare mia madre che è rimasta incinta di me, ma poi mio padre è dovuto ritornare in Italia e 2 anni dopo il loro matrimonio, mio padre ha portato me e mia madre qua in Italia.
Mio padre era già in Italia per motivi economici, è venuto con suo fratello maggiore ma prima di venire qua sono stati un po’ in Libia.
Io e mia madre ci abbiamo messo un po’ per inserirci soprattutto perché non sapevamo la lingua e anche a causa del razzismo e dei pregiudizi, ma andando nella chiesa in cui già andava mio padre abbiamo incontrato altri ghanesi e da la è stato molto più facile socializzare. Penso che l’Italia abbia molto da offrire a noi che cerchiamo una vita migliore, ma non si può negare il fatto che molte persone hanno ancora una mente chiusa e non sono abbastanza inclusivi nei confronti di noi stranieri.
Non torno spesso in Ghana in realtà l’ultima volta che ci sono andata è stato 6 anni fa, ma i miei genitori qualche volta mandano cose ai nostri parenti in Ghana

Sara. V liceo scienze umane 
Albania

Mio padre è venuto in Italia nel 1996 , mentre mia madre è venuta nel 2002, entrambi si sono spostati dal loro paese natale ossia l’Albania, per poter avere una stabilità economica, così da poter creare una famiglia.
Un altro motivo importante che li ha portati a lasciare il loro paese, è che l’Albania fino al 1991 era un paese in cui vigeva la dittatura, quindi era fortemente arretrata sia dal punto di vista politico, sociale, culturale ma soprattutto economico perciò dominava la miseria, lo sfruttamento in ambito lavorativo. Ciò non permetteva alla maggior parte delle famiglie di procurarsi i beni essenziali perciò molte persone partivano alla ricerca di condizioni di vita migliori. I miei genitori conoscendo l’italiano, dato che l’avevano appreso al liceo, non hanno avuto difficoltà a comunicare quindi non hanno trovato difficoltà ad inserirsi e iniziare a far parte di una nuova società. Entrambi nonostante siano venuti in Italia quando avevano rispettivamente vent’anni, sono sempre rimasti molto legati al loro paese d’origine, ai loro affetti, alle amicizie e alle tradizioni. Io essendo nata in Italia, amo questo paese, lo sento mio, non ho mai avuto problemi d’integrazione e mi sono sempre trovata bene con lo stile di vita che si conduce in questo paese, ma allo stesso tempo sono molto legata al mio paese d’origine poiché lì c’è la mia famiglia,i miei ricordi più belli, nonostante ci siano ancora molti aspetti sociali, politici ed economici negativi, che tendono ad imbruttire un paese che a mio parere ha un’enorme potenzialità. La mia meta principale per ora è concentrarmi sugli studi, per potermi in futuro realizzare economicamente e prima di avere una famiglia, godere di una buona stabilità economica. Vorrei poter viaggiare per poter confrontare l’Italia con altri paesi d’Europa e capire quale fa al caso mio, e in quale potrei creare il mio futuro e la mia stabilità.

Chaimae.
IV Liceo scienze umane
Marocco

Arrivai in Italia nel 2007, a causa del lavoro di mio padre, dovetti trasferirmi con mio fratello maggiore e mia madre in un piccolo paesino in provincia di Pordenone. L’inserimento nella società fu facilitato dall’età essendo molto piccola e curiosa riuscii a farmi molti amici e a differenza di mio fratello che a causa dell’incapacità di comunicare con gli altri bambini rimase da solo. Ho un buon rapporto con il Marocco anche se né l’Italia né il Marocco mi fanno sentire “a casa”.
L’idea di un’Italia aperta al cambiamento e alla diversità è andata a svanire crescendo dato che penso che gli italiani accolgano gli stranieri solo quando essi assumono i loro stessi comportamenti ed ideali. Non ho mete specifiche in mente però in ambito lavorativo vorrei poter aiutare le persone.

Grese (2004). Albania-Kosovo
Classe 2^ ISIS Zanussi

Vivo in Italia da due anni, invece mio padre vive qua da più di dieci anni. Sono molto contenta e felice di
essermi trasferita qua perché adesso viviamo tutti insieme. Prima non vedevo mio padre per molti mesi. Il motivo perché non sono venuta prima in Italia è quello finanziario. Siccome noi siamo in sei, mio padre non poteva prenderci tutti insieme. Così prima sono venuti mia madre con mia sorella e mio fratello, invece io e mio fratello piccolo siamo rimasti con gli zii. Vivere senza loro per due anni è stato molto difficile, sono stati i due anni più lunghi della mia vita. Li vedevo solo in estate e per capodanno. Ma dopo tutto, la cosa più importante è che adesso siamo tutti insieme e ci vediamo ogni giorno. Parlando per l’Italia è molto difficile per me, però è un posto molto bello e sa accoglierti. Io sono una persona molto timida ed è molto difficile esprimermi, forse anche per la paura di sbagliare qualcosa. Ma scrivere è più facile.
Dicono che è sempre bello essere a casa e io adesso posso dire che l’Italia è la mia casa.

Yanisla ( 2004) Repubblica Dominicana 2^ ISIS Zanussi

Sono Yanisla e sono in Italia da 4 anni. Mia madre è venuta in Italia quando avevo 2 anni. Io e mio fratello più grande siamo rimasti con mio padre. Dopo 2 anni mia madre ha portato via con lei mio fratello e io sono rimasta con mio padre e mia nonna.
Quando avevo 6 anni mio padre è partito per l’Italia. Loro mi raccontavano com’era l’Italia (che c’era il
cambio di clima ecc.). Io non sapevo niente dell’Italia.
Quando avevo 8 anni i miei hanno deciso di venire a prendermi, ma io non volevo andare via dal mio Paese.
Quando avevo 12 anni mi hanno chiesto se volevo venire con loro. Allora ho detto di sì perché mi mancava di vivere con loro, ma allo stesso tempo dicevo di no perché non volevo andare via così lontano da mia nonna,
però alla fine ho detto sì.
Quando sono arrivata in Italia ho fatto amicizia subito ma solo con gente latina (dominicana, colombiana e peruviana) perché per la lingua era un po’ più difficile fare amicizia con gli italiani ,ma poi piano piano ho fatto amicizia anche con loro, L’Italia non mi piace e se in un futuro dovessi scegliere se continuare a vivere qui in Italia o nel mio Paese, non ci penserei due volte, andrei nel mio Paese.

Victor (2001). ISIS Zanussi 5^​
Nigeria

La mia famiglia è venuta in Italia per nuovi inizi. All’epoca io avevo 6 anni e mezzo. L’inserimento in società non è stato dei migliori. Parlavo inglese e nessuno mi capiva. Inoltre, come se non bastasse, sono successi svariati episodi di razzismo, sia dagli altri ragazzini che dalle mie stesse maestre. Sono pure arrivato a pensare che sono io quello sbagliato nel mondo, ma continuando a crescere ho capito che non era così, che erano solo alcune persone ad essere ignoranti.
Io faccio parte di due bellissime culture, quella nigeriana e quella americana. Penso che siano meglio sia la Nigeria che l’America qui in un certo senso. I miei obiettivi per il futuro sono: o di tornare in America, oppure andare in Canada o in Australia perché sinceramente penso che qua in Italia il futuro per le generazioni a venire non è promettente, sia per la situazione economica che per quella politica del Paese.
Jovana (2006)
Scuola: ISIS Zanussi Classe: 2

Vengo dalla Macedonia, vivo in Italia da due anni. Mio padre viveva e lavorava qui già da diversi anni, io, mia madre e mio fratello vivevamo in Macedonia e per stare tutti insieme siamo venuti qui.
Quando mi hanno detto che devo venire qui ero triste e felice allo stesso tempo, felice perché non vedevo l’ora di rivedere mio padre che mi mancava tanto, triste perché sapevo che non sarà facile lasciare la Macedonia. All’inizio era molto difficile, anche se non era la mia prima volta di venire
qui, mi sembrava tutto molto diverso, ma col tempo mi sono abituata e devo dire che l’Italia mi
piace molto, è un paese bellissimo ma non penso di restare qui per sempre magari un giorno tornerò in Macedonia o forse andrò a vivere in altro paese.

Yacine ( 2005). Isis Zanussi 2^
Senegal

I miei genitori si sono sposati in Senegal. Dopo il matrimonio mio padre è venuto in Italia in cerca di lavoro, la mia mamma è arrivata dopo. Io sono nata in Italia. Mi piace vivere in Italia. Dell’ Italia mi piace la pizza, le feste italiane, la musica ,la libertà di poter scegliere autonomamente la scuola che vuoi fare, mentre in Senegal no, l’accoglienza, anche se all’inizio non sempre è facile fare amicizia.
In Senegal a differenza dell’Italia, la vita , anche se sei piccolo, è molto faticosa! In Senegal tornerò, ma non per viverci, ma per fare le vacanze e per rivedere i miei parenti. La mi vita la immagino a Roma.

Yacine. Gabriel (2002)
ISIS Zanussi PN, cl 5^. Romania​

Io sono arrivato in Italia a causa della chiusura della fabbrica in cui lavorava mio padre a causa della caduta del comunismo. La fabbrica si occupava della raffinazione del petrolio e mio padre svolgeva la mansione della riparazione delle macchine guaste, un lavoro molto dignitoso con una paga alta .Mia mamma invece lavorava nel settore del legno. Sono arrivato qui che dovevo fare l’ultimo anno di asilo ma per scelta dei miei genitori ne ho fatto uno in più per apprendere la lingua, all’asilo sono stato trattato dignitosamente.
Ed è arrivato anche il momento delle elementari i miei anni peggiori di scuola a causa della maestra principale che mi discriminava e cercava di allontanarmi dai miei compagni di classe e alcune volte alzava le mani . Poi le medie e le superiori sono stati anni molto veloci passati in fretta con nessun problema, Io in futuro ambisco ad aprire in attività da dove arrivo o lavorare in Svizzera.