Blognotes 08
Blognotes 13
numero 13

Il tema del numero è "IL DOPPIO"

Articolo presente in

Le nostre amiche api

Paolo Venti
Le nostre amiche api

Un signore gentile mi ha regalato

qualche giorno fa’ due alveari

sciamavano le api

è la stagione

e così mi sono affacciato

al mondo delle api

e come puoi non scrivere qualcosa se

ti affacci al mondo delle api?

Piccole geometrie dell’efficienza

fanno esagoni come diamanti

in celle di gestazione perfetta

pazzie a pensarci

fossili di eternità

e poi vestigia di sistemi familiari

di crudeli madrilinearità

per una gerarchia veterocomunista

di economia sociale colcosiana

così le mie piccole api di paese

che neanche pungono miti

su cui sorge il sole

votate alla luce che le guida

e questo sanno soltanto

e questo conta soltanto

in una geografia perfetta

di triangolazioni geodifferenziate

È antica come il mondo

questa smania d’estate

questo esaltato ronzio

che sa di fiori e nettare

come un delirio di corolle

di baffi di profumi

di ali e zampe solerti

di cere, celle e arnie.

È’ più antica di me

da sempre c’è

e l’hanno guardata stupiti

gli antenati

spezzando la pietra

e brandendo bastoni

e ci ha parlato di dei, di cieli

di brividi, di dio

Se ti avvicini lento

all’alveare

un passo dopo l’altro

nessuna brusca mossa

mi hanno detto

ti avvolge un volo

mortale di per sé

di per sé laborioso

concentrato su sé

come se tutto il mondo

fosse un’arnia sola

un centro finalmente.

Se stai immobile

diritto all’entrata, umile

lasciando un pò lontano ciò che sei

senti che sei estraneo

ospite se vogliamo della vita

che vibra dentro in un ronzio di sistri.

Stai fermo, immobile, ti dico

E’ un regalo, vedi,

essere ammesso come spettatore

al farsi lento e fondo delle cose

Sanno cose che non so

non saprò mai

e non so se conti

nell’armonia del mondo

nelle sorti del pianeta dico

nell’economia del tutto

più del bosone di Higgs

che forse vale un premio Nobel

un canto di Leopardi, una Gioconda

delle coordinate rubate per istinto

danzate in lenti cerchi

di un giacinto

di un’acacia promettente

nel prato più lontano