Blognotes 08
Blognotes 13
numero 13

Il tema del numero è "IL DOPPIO"

Articolo presente in

Aspettando la rivoluzione

Alessandro Alemanno
Aspettando la rivoluzione

The Revolutionary Street – Foto di Kantiere Misto

Volendo esprimere un’opinione personale in merito al ruolo dell’Arte ai giorni nostri, mi sento di dire che la salvezza del nostro mondo potrebbe trovarsi sopita nelle menti, nelle opere e nelle gesta di artisti rivoluzionari e non convenzionali. Alcuni di questi purtroppo, a mio avviso, dormono il sonno di una ragione “colta”, quella che si dice generi Mostri. Tranquillamente seduti e comodi nei salotti bene, nelle gallerie, nei circoli culturali, parlano, esprimono le loro idee, danno consigli ed illustrano le loro visioni di un prossimo futuro, per tutti incerto, tutto questo però senza prendere una posizione netta, senza passare dalle parole ai fatti, in attesa che la bufera passi e si possa ritornare a discorrere in libertà di ben altri argomenti.

La storia si ripete, l’umanità non impara, la guerra e i nazionalismi dilagano di nuovo, il mondo insomma si incendia ancora e dov’è il “BELLO” che lo avrebbe dovuto salvare?

Non pretendo di avere una risposta a questa domanda, posso però avanzare una mia supposizione: la società globale odierna, sommersa da decenni di comunicazione radio televisiva ed esposta oggi anche al mondo futile dei social media, che mettono al centro l’individuo e ne permettono l’esaltazione, è malata di egocentrismo ed è completamente alla deriva!

Alla creazione di questo contesto, gli Artisti hanno contribuito e si sono evoluti in esso, divenendone anche il prodotto. Fama, successo e benessere economico, sono stati per anni gli obbiettivi e il miraggio da raggiungere. Molti nel perseguire tali fini si sono persi e in pochi sono giunti al traguardo da vincitori ma l’esempio di questi ultimi, che ce l’hanno fatta, ha generato una corsa all’oro alla quale oggi tutti si sentono di poter partecipare, che abbiano o no le qualità e le doti per farlo. Per illustrare al meglio questa mia tesi, prenderò come esempio la cultura alla quale mi sento di appartenere e nella quale sono cresciuto come uomo e come artista: i graffiti e la street-art.

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Ho iniziato a dipingere con gli spray nel 1990/91 e chi abbracciava questa forma d’arte, una delle discipline della cultura Hip-Hop che veniva da oltreoceano, aveva l’opportunità di sentirsi parte di ualcosa di molto più grande, di globale.

All’epoca seguire la cultura Hip-Hop voleva dire far parte di una comunity che condivideva un’unica CASA dove principi e valori di fratellanza, condivisione e rispetto per l’altro erano le fondamenta. Chi faceva graffiti, break dance, rap o dj-ing sapeva che metteva la propria arte al servizio di tutti, per poter cambiare il mondo. Il messaggio che arrivava da oltreoceano era che se credevi in te, in quello che sapevi fare e lo facevi con il cuore insieme ai tuoi amici, avresti potuto cambiare la realtà che ti circondava ed potevi evolvere in qualcosa di meglio. I graffiti mi hanno dato una via da seguire, mi hanno insegnato cos’è la vera amicizia quella che supera l’ignoranza, l’intolleranza e travalica i confini nazionali. Allora fare graffiti e abbracciare la ultura Hip-Hop voleva dire essere contro…… Contro il razzismo, contro la violenza, contro le dipendenze, contro le disuguaglianze e le ingiustizie sociali…… Per citare il rapper Francesco Di Gesù in arte Frnkie HI-NRG, la “CASA”, in cui facevo la mia cosa per la CASA, era la comunità costituita da tutti quelli che abbracciavano la cultura Hip Hop. Tra questi giovani artisti vi era rispetto reciproco, non importava se eri più o meno brvo di un altro nella tua arte, facevate ognuno la vostra parte per diffondere il messaggio di unità e di pace tra le genti. Per la prima volta una cultura che veniva dalla strada e che metteva insieme più forme artistiche ( pittura, musica, danza e prosa) era in grado di unire giovani di tutto il mondo e offrirgli una possibilità di cambiamento.

Questo dipendeva solo da loro e da nessun altro, bastava solo che coltivassero le loro personali capacità e facessero vedere ad altri cosa erano in grado di fare usando la loro creatività. Grazie all’energia di questi giovani e di quelli che li hanno seguiti Il Messaggio è stato portato da per tutto ed è diventato globale…… Ma più si diffondeva e più si evolveva e cambiava. I ragazzi crescevano e con loro anche le capacità artistiche aumentavano. Oggi i Graffiti e le altre discipline dell’ Hip-Hop, non sono più unite e sono diventate forme d’espressione artistica riconosciute, quotate e con i propri maestri. Alcuni di quei giovani artisti in erba si sono trasformati in professionisti inseriti nel mondo dell’Arte con la “A maiuscola”. Sono quelli che ce l’hanno fatta, quelli che sono arrivati a svoltare la ropria situazione marginale divenendo famosi. Il loro esempio ha dato il via a un’ulteriore voglia di rivalsa, da parte di nuovi eserciti di ragazzi e ragazze, che però,questa volta, vogliono solo raggiungere il gradino più alto solo per le conseguenze più effimere: fama, successo e soldi. Il messaggio che quella cultura portava con se è quindi caduto nel vento? E’ andato perso? Io non credo questo, penso anzi che a cambiare sia stata la società, che è passata da modelli di comunità reali a quelli digitali. Negli Anni 90 la gente si incontrava, discuteva, passava anche ore a confrontarsi, oggi invece si è tutti di corsa, siamo sempre connessi e il mondo è molto più veloce. Le social comunity sono entità alle quali volontariamente ognuno aderisce ma lo fa come singolo individuo, anche a volte solo per non sentirsi escluso dal resto del mondo. In un mondo come quello attuale l’entità del singolo è più agile, e funzionale ma allo stesso tempo controllabile e indifesa da eventuali sfruttamenti e strumentalizzazioni. Il singolo essere umano è un’entità più facilmente anipolabile di quanto lo possa essere un gruppo. La promessa di fama e successo fa più breccia sul singolo individuo, costui ricerca il riconoscimento e la stima di altri consimili anche per riempire un uoto interiore, una propria solitudine. Il gruppo invece non ha bisogno di riconoscimenti di altri, basta a se stesso e include altri consimili, quando li incontra, senza secondi fini ma semplicemente perchè l’inclusione è uno dei suoi punti di forza nativi, altrimenti non sarebbe gruppo. Per concludere quindi e provare a suggerire una risposta alla domanda inerente alla salvezza del mondo mi sento di esprimere la mia opinione in merito al ruolo dell’arte e degli artisti al giorno d’oggi.

L’arte deve tornare ad essere rivoluzionaria e gli artisti rivoluzionari anch’essi sono chiamati a riappropriarsi di quei valori sociali ed etici che uniscono e non dividono: la cultura dell’immagine per se stessa deve essere combattuta. L’Arte deve tornare nelle strade, ma per dire qualcosa e non solo come ripiego estetico da usare solo per riqualificare a basso costo le città. “ Sogno una città piena di colore, ma che parli con i suoi muri colorati al cuore e alla mente della gente, per promuovere un mondo in pace, dove l’umanità abbia l’opportunità di essere migliore.”