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Blognotes 08
Blognotes 14
numero 14

Il tema del numero è "CONTAMINAZIONI"

Articolo presente in

Culture consapevoli del doppio in cui agivano

di Enzo Marigliano

Dalla periferia, dalla Galizia come dalla Bucovina, giungevano a Vienna, a Praga, a Budapest come a Trieste menti brillanti che ne arricchivano costantemente la vita culturale ed artistica. Incredibilmente, proprio grazie al pacioso modus vivendi d’un mondo apparentemente immobile. Tutti sembravano trovare, in un identico lasso di tempo e nello spazio fisico di questo “doppio” stato «Imperial-regio» o «Imperiale e Regio», il modo di esprimersi e di produrre opere assurte ai massimi vertici di tutti i campi della cultura grazie a gruppi come il “Bauhaus” in architettura, la “Secessione viennese” nelle arti figurative, il cinema che produsse “Metropolis” e “L’Angelo azzurro”.

Un impressionante elenco di scrittori, scienziati, filosofi, cineasti e musicisti che segnarono un’ epoca ne testimonia la ricca poliedricità: Arthur Shnitzler, Franz Werfel, Sigmund Freud, Max Brod, Franz Kafka, Joseph Roth, Robert Musil, Gregor von Rezzori, Italo Svevo (il cui vero nome era Ettore Schmitz), Ludwing Wittgenstein, Adolf Loos, Arnold Schönenberg, Oskar Kokoscha, Hugo von Hoffmannsthal, Rainer Maria Rilke, Stefan Zweig, Carolus L. Cergoly, Karl Kraus, Ferdinand von Saar, Carlo Michelstädter.

Robert Musil in una foto del 1930. Fonte http://viadellebelledonne.files.wordpress.com/2008/03/m979617a.jpg. Foto di pubblico dominio da Wikimedia Commons

Tutti, nessuno escluso, avevano una propria, specifica, ragione per riconoscere che “quel” mondo poteva pur essere, in molte misure, imperfetto, ma nel contempo erano consapevoli che altrove, pur essendoci occasioni, non vi avrebbero trovato il medesimo humus. Prodotto e nel contempo, produttore di stimoli sempre più ampi grazie alle multiple facce offerte da quel tranquillo traballante Impero, capace però, da oltre due secoli, di tenere unite le sue mille entità etniche da ciascuna delle quali la cultura in generale traeva forza e stimoli per tali e tante produzioni.

Un caso significativo è certamente Italo Svevo. Scrive la critica Elisabetta Baccheretti:

“….Nel “caso Svevo” il gioco tra identità ed alterità come problematica convivenza tra le entità schizomorfe dell’homo duplex si situa in partenza su un asse biografico, con una buona dose di ambiguità, nello sdoppiamento autoimposto tra il chi vive – Ettore Schmitz -, e il chi scrive – Italo Svevo -, con effetti di inafferrabilità estrema del chi è, ottima esca per accendere testimonianze e giudizi contraddittori, prima di tutto tra i contemporanei.

Leggiamo il commosso necrologio pubblicato anonimo ma di pugno di Montale, apparso il 18 settembre 1928 su “Il Lavoro” di Genova (Svevo era spirato il 13, per le conseguenze di un incidente automobilistico): “Egli per i suoi rappresentanti, per i suoi clienti, per la Trieste dei traffici e della navigazione, fu per tutta la vita il signor Schmitz, commerciante ben quotato, con una solida posizione, conti correnti aperti in banca, e ottime referenze.

Trieste, foto di Zeno Rigato

Questa era l’apparenza, o – diciamo così – la scorza: Sotto sotto, un altro uomo esisteva in lui; aveva altre preoccupazioni che quelle dei contratti e delle forniture, faceva altre notazioni che quelle dei prezzi e dei cambi, nutriva ambizioni ben diverse – e più alte di quelle del traffico e del lucro.

Sotto il commerciante accorto, c’era un analista del cuore umano, un vivisezionista inesorabile di sentimenti propri ed altrui, un osservatore potentissimo della mediocrità della vita, delle piccole cause ridicole che governano gli uomini e le loro azioni”  .

Credo che fra i tantissimi autori che ho citato si debba prestare particolare attenzione a Robert Musil. Non casualmente Ulrich, il personaggio centrale de «L’uomo senza qualità» – chiamato inaspettatamente e persino suo malgrado, a far parte del Comitato istituito per organizzare nientemeno che il sessantesimo anniversario dell’incoronazione di Francesco Giuseppe, denominato “Azione patriottica” –  pensa subito di mutarne in cuor suo la denominazione in “Azione parallela”. Questo a volerne sottolineare la distanza e la differenza rispetto alla realtà. Una metamorfosi nominalistica che, tuttavia, è perfettamente coerente con le sue opere precedenti ove la doppiezza è presente come una costante che trae spunto dal cadente mondo mitteleuropeo.

Si pensi ai «Turbamenti del giovane Törless » dove viene rappresentata, nella differenza fra educazione militaresca ed opprimente del collegio militare e la realtà esterna, la folgorante parabola che unisce in un destino ineluttabile, sotto ogni cielo, vittima e carnefice. Oppure al trittico «La morte a Venezia», «Tristano» e «Tonio Kröger»  tutti in grado di rappresentare efficacemente, pur in contesti e situazioni diverse, la percezione del disfacimento e della corrosione da parte del tempo, cui però nessuno dei personaggi centrali vuole o sa sottrarsi .

Vienna Teatro dell’Opera tra il 1868 e il 1880. Rijksmuseum Pubblico dominio da Wikimedia Commons

Infine, per concludere, non si può far a meno di rammentare il tragico urlo finale di Francesco Ferdinando Trotta che, solo, disilluso del mondo cui si era tenacemente aggrappato fino alla fine, si reca nottetempo alla Cripta dei Cappuccini al solo scopo di poter onorare, un’ ultima volta, la salma di Francesco Giuseppe, ivi sepolta. Quando grida il tradizionale “Dio conservi!” dei tempi passati, si sente redarguire dal frate che gli aveva concesso di entrare: “Zitto!!”, contemplando, in tal modo, il riflesso della propria sconfitta assieme alla definitiva fine di tutto un mondo.

Joseph Roth – Foto Pubblico Dominio da Wichimedia Commons
Italo Svevo, scrittore italiano con una copia dattiloscritta del suo romanzo Senilità, 1910 circa. Pubblico dominio da Wikimedia Commons. Fotografia scattata tra il 1875 e il 1910.

C’è da chiedersi: la maggior parte di loro era cosciente del gigantesco “doppio” entro cui agivano? Quello con se stessi e quello della e nella società austro ungarica? Credo di si!

Solo che alcuni di loro si trovavano perfettamente a proprio agio in questa condizione; altri, i più sensibili, avevano intuito di danzare sull’orlo di un baratro di cui, però, non compresero le ragioni né videro i contorni effettivi se non quando, ormai, vi erano caduti irrimediabilmente dentro. 

Note bibliografiche

13 Cfr. Elisabetta Baccheretti «Italo Svevo e i suoi doppi» Relazione al Seminario «Identità, alterità, doppio» Dipartimento di italianistica, Università di Trieste., s.a. pag. 3. (reperibile anche da internet)

 14  Cfr. Robert Musil «Il giovane Törless» Introduzione e traduzione di Giorgio Zampa. Milano, BUR,1974.

 15  Cfr. Robert Musil tutti i tre testi sono pubblicati in unica edizione. Traduzioine di Emilio Castellani. Milano, Arnoldo Mondadori editore, 1988.

  16 Meriterebbero altrettanta attenzione anche le novelle brevi «Cane e padrone», «Disordine e dolore precoce» ed infine soprattutto «Mario e il mago» in cui Mann sottilmente rende l’atmosfera di falsa grandezza che si era creata in Italia negli anni del nascente consolidarsi del fascismo in Italia rappresentata da un ipnotizzatore che fa credere vero ciò che non è. Anche questi tre testi sono stati pubblicati in unica edizione con traduzione di Lavnia Mazzucchetti e Giorgio Zampa. Milano, Arnoldo Mondadori Ed, 1972.

  17 Cfr. Joseph Roth «La cripta dei cappuccini»  Traduzione di Livia Terreni., Roma, La Biblioteca di Repubblica, n. 23, s.a., pag. 191. Merita sottolineare che il libro fu scritto da Roth nel 1938 quando i nazisti avevano già compiuto l’”Anschluss“ dell’Austria

Vienna. Si tratta di una fedele riproduzione fotografica di un’opera d’arte bidimensionale di pubblico dominio. Wikimedia Commons