Lacrime incerte
Balzarin Angelica, 3ATT, F.Flora
Le insicurezze mi calpestano
nel pianto trovo conforto
vivo in un mondo contorto
tutto mio
dove le lacrime mi sovrastano
mi sciolgo come fango
assemblo i pezzi in un puzzle
è l’unica sicurezza
quando perdo me stessa
di una vita spezzata
la colpa è di questo mondo
che pretende
avanza e non comprende
mi crea vuoti
paura di non appartenere
di cadere nel buio
dove nessuno mi sostiene
sto a guardare
i dubbi mi fanno sprofondare
e resto sola
senza sapere cosa fare
Hotel Malinconia
I miei progetti per le vacanze
erano di resuscitare con te
in qualche altro luogo,
in qualche altra cosa.
Da capo.
Con te.
Volevo solo la mia resurrezione
e te a tenermi la mano.
Ma sono assegnata ad un’altra direzione,
così sto prendendo le mie vacanze
all’hotel Malinconia.
La poesia è tratta da “Pseudopoesie”, 2021, di Eleonora Schinella. I suoi testi in prosa, salvati dall’oblio grazie al lavoro di recupero dal Web Archive, compiuto dal suo amico Roberto Pisano, sono raccolti in “Blog”, 2021. La pubblicazione della foto è stata autorizzata dai genitori di Eleonora.
Noi, una tempesta di incertezze
Martina Mazzini*
Ho passato gran parte della mia giovinezza, nonché della mia vita, a pensare. Ma non a pensare a cosa fare nel futuro, alle cose giuste e sbagliate, ai miei errori e alle mie vittorie. No, magari avessi pensato tanto a quello… Ho perso tanto tempo a pensare ai passi che non ero sicura di fare, a come sarebbe cambiata la mia vita se avessi deciso di fare quella cosa oppure di non farla. Sono sempre stata una bambina molto incerta e questa costante incertezza mi ha portata a una ricerca sempre più puntigliosa, poi ossessiva, delle decisioni che sarebbero state perfette. Di conseguenza, quando sbagliavo mi sentivo sbagliata, un fallimento. Con il passare del tempo sono diventata una ragazza insicura di se stessa e delle proprie azioni.
Incertezza non indica solo un comportamento dubbioso, per me significa anche sentirsi “mancante di perfezione”.
Tutto è peggiorato quando la malattia ha bussato di nuovo alla mia porta. Era il gennaio del 2023, avevo 16 anni e frequentavo la terza superiore. In quel periodo mi sentivo un totale fallimento: pensavo che ogni mia azione fosse sbagliata e, anche se facevo fatica ad ammetterlo, mi pensavo sbagliata anch’io. Mi sembrava che a scuola mi stesse sfuggendo tutta la situazione dalle mani. Ero particolarmente delusa da me stessa anche nello sport: praticavo volteggio equestre e non ero riuscita a passare alla categoria successiva senza saperne il vero motivo. Infine avevo pochissimi amici e pensavo fosse solo colpa mia perché mi ritenevo egoista. La mia più grande incertezza ero indubbiamente io.
Come facciamo a sentirci sbagliati e a volerci modificare per questo quando possiamo solo modificarci leggermente, non cambiarci completamente? E’ straziante essere il detective di se stessi, controllarsi su tutto, voler assolutamente trovare le cose che abbiamo sbagliato e sgridarci per questo.
Forse, a volte, quando siamo incerti su qualcosa e prendiamo la decisione sbagliata, ci sentiamo in obbligo di punirci. Ma davvero possiamo controllare tutto? Io non penso. Se siamo davanti a tre porte e siamo incerti su quale superare perché tutte ci sembrano sbagliate, non ha senso sentirci in colpa per non aver preso la porta corretta. Non è colpa nostra.
Altre volte, pensiamo di aver fatto la scelta sbagliata, ma poi ci rendiamo conto che non è così. Come quando giochiamo a bowling e un birillo traballa. Inizialmente non siamo sicuri che quel birillo cada, aspettiamo, ci preoccupiamo e infine ci rattristiamo perché pensiamo di aver fatto un tiro sbagliato. Poi il birillo cade e sprizziamo gioia da tutti i pori.
Ma ci sono anche quelle volte in cui sì, abbiamo preso la decisione sbagliata. Tra l’opzione 1 e l’opzione 2 abbiamo scelto quella che era meglio evitare. Solo nel momento in cui capiamo che i nostri dubbi – e i nostri ipotetici errori – ci rendono quelli che siamo, impariamo che anche le incertezze sono da valorizzare e che se non sperimentiamo non sapremo mai se abbiamo raggiunto la felicità. Solo allora penseremo: “Va bene così: siamo umani”.
Anch’io sono umana.
*Martina fa parte del gruppo ‘MICROBI DAL CUORE GRANDE’, laboratorio di scrittura espressiva del Centro diurno disturbi alimentari e pediatria dell’ospedale Santa Maria degli Angeli, Pordenone, diretto dal dott Roberto Dall’Amico, pediatra, e dal dr Gian Luigi Luxardi, psicologo. Il laboratorio di scrittura è curato da Alessandra Merighi, insegnante, Istituto “F. Flora”.