È maggio, la campagna risuona di nuovi canti e sonorità, sono gli uccelli che emergono dal torpore invernale e cercano freneticamente un partner per rinnovare l’atavica funzione riproduttiva. Sono arrivate anche le specie migratrici che, stanche dal lungo volo che dal sud del mondo le ha condotte nei siti riproduttivi, si rifocillano nutrendosi di polline e di insetti.
Sulla cassetta nido artificiale posizionata dagli ornitologi sul traliccio dell’alta tensione, lampeggia il blu intenso della Ghiandaia marina, splendido uccello coraciforme tipico delle aree soleggiate e aride dal piumaggio variopinto di blu, indaco, azzurro, marrone. È appena giunto dalle remote regioni del Sudafrica, dopo un lungo viaggio che, in poche tappe l’ha condotto a più di 7000 Km di distanza. Alla zampa ha un anello colorato su cui è scritto un codice che lo identifica a livello individuale. È già stato qui la primavera scorsa, quando scelse di nidificare in questa cassetta nido, rifugio sicuro e protetto posizionato da un gruppo di naturalisti appassionati. A distanza di un anno, dopo mesi trascorsi nella savana africana a condividere rifugio e cibo con le specie autoctone della Namibia, ha sentito la necessità di rimettersi in viaggio e, con sorprendente precisione, ha ripercorso la stessa rotta, ha sorvolato gli stessi rilievi, mari e deserti per giungere non solo nella stessa regione d’Italia, non solo nella stessa assolata campagna ma proprio sulla stessa cassetta nido lasciata l’anno precedente. Segnali magnetici, uditivi, visivi l’hanno aiutato nell’incredibile impresa. Ora si posiziona sulla sommità della cassetta di legno e attende.

uno dei siti riproduttivi storici delle campagne del casertano.
Nell’inverno boreale la sua compagna, madre dei suoi tre piccoli nati nella stagione primaverile precedente, è migrata in Botswana e da quelle terre aride ha sentito lo stesso impeto a partire, a raggiungere i luoghi noti della sua estate europea. Sorvolando terre e mari giunge in sud Italia, nelle campagne del casertano e, guidata da un istinto e una memoria infallibile, si posa sulla stessa cassetta nido dell’anno precedente. C’è il suo compagno di sempre ad attenderla. I due uccelli si salutano, allungano i colli, si sfiorano con i becchi, emettono versi gracchianti, poi lui si alza in volo, sale alto nel cielo e si lascia quasi cadere, rollando su stesso in una danza spettacolare per rinsaldare il legame con la compagna. Seguono giorni frenetici per covare le uova e nutrire i piccoli.
È fine estate, nelle campagne le stoppie sono gialle e anche il mais è stato raccolto. Su un arbusto sempreverde accanto alla cassetta nido ci sono quattro ghiandaie marine, i due genitori e due giovani che hanno da poco lasciato il nido. Sono riconoscibili per il piumaggio poco appariscente, dalle tinte slavate. Ancora impacciati nel volo e incapaci di nutrirsi da soli vengono accuditi dai genitori.
Trascorreranno pochi giorni e, apprese le tecniche di volo e di caccia, sentiranno l’irrefrenabile istinto a partire e si libreranno in cielo come i loro genitori, per compiere il mitico volo fino al sud Africa, conservando intatto il ricordo della loro assolata campagna di nascita.
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