Editoriale

Memorie è il titolo di questo numero, e tante e diverse sono le declinazioni con le quali gli articoli proposti analizzano i ricordi e i loro effetti.
Sicuramente la componente soggettiva, temporale o spaziale, incide sul valore che la memoria può assumere, ma perderla, trascurarla o cancellarla è un rischio pericoloso, perché essa è conoscenza e coscienza, specchio in cui guardarsi e misurarsi, testimonianza delle nostre e delle altrui azioni, possibilità di nuove scelte e cambiamento.
Memoria e identità

Tempo fa, per un Convegno, scrivevo: la scrivania del mio studio ha un profondo cassetto dove custodisco un numero imprecisato di quaderni che racchiudono le storie dei migranti che ho incrociato in questi 18 anni. A volte, quando c’è un totale silenzio penso che, se ciò fosse possibile, “sentirei” un sordo lamento provenire dalle pagine di questi quaderni: sono le loro urla strozzate, le lacrime sommesse, il dolore narrato, ma anche quello inenarrabile.
Ora, da quando ho iniziato la mia professione di etnopsicologa…
La memoria delle nostre case

Questo numero è dedicato alla memoria. Perciò abbiamo pensato potesse essere interessante parlare della memoria degli oggetti domestici, come mobili e suppellettili friulani. Caratteristiche e peculiarità degli interessi verso questo tipo di antiquariato. Come si inserisce nelle case d’oggi o nelle case restaurate o recuperate.
Cosa raccontano questi oggetti, perché vengono comprati. Cosa può implicare questo tipo di antiquariato, anche per quanto attiene l’attività di restauro…
Addio al friulano del Team che inventò il PC

Un grande stand a forma semicircolare, in un’immensa fiera internazionale oltreoceano. In bella mostra macchine calcolatrici, fatturatrici, macchine da scrivere, impreziosite dal raffinato design made in Italy che caratterizza l’azienda. Che in una saletta riservata espone anche un’altra misteriosa macchina, davvero singolare. Si chiama P 101…
Frammenti di una vita di confine

Ecco papà che torna dal lavoro. Alto e snello, ha un aspetto importante nella sua uniforme. Per prima cosa estrae la pistola dalla fondina e la ripone nel luogo sicuro dove deve stare. Noi bambine sappiamo che è una cosa da non toccare mai. Sorride e i denti gli brillano sotto i baffetti. La gente dice che assomiglia a un certo Clark Gable, una star del cinema.
“Le ragazze si sono comportate bene?”. La mamma è davvero felice oggi…
Lo spargher

Leggere il racconto di Nella Macarrone mi ha commosso. Però di quella commozione, semplice e nascosta, inavvertita e pudica, che ti assale quando vieni dolcemente travolto dal ricordo della tua infanzia. Ed è stata una parola magica a scatenare tutto questo. La parola “spargher”, che i miei chiamavano anche “spacher”. La parola forse veniva da una tradizione austriaca e si scriveva “spacker” o “semplicemente “spaker”, ma nella mia – italianissima – infanzia di via Mascagni,Trieste, nelle case e nella scuola dei profughi istriani…
Ricordo

6 maggio 1976 – 6 maggio 2025: quasi dieci lustri. Forse una espressione poco adatta, luccicante, per connotare il tempo passato dalla sera del terremoto; l’anno prossimo saranno trascorsi cinquant’anni. Per chi lo ha vissuto resta memoria negli occhi, nel sentimento, nei sensi: un ricordo che a volte ri-emerge, pervaso da un leggero pulviscolo, sospeso nell’aria anche dopo molto tempo, come quando i muri si sbriciolano. Anche dentro si erano sbriciolati, e continuavano a ricomparire così all’improvviso, anche dopo anni ed anni…
Memoria e Stress Post-Traumatico

L’autrice, che ha vissuto personalmente l’esperienza del terremoto del Friuli del 6 maggio 1976, riesce a trasmettere con grande sensibilità il peso di un trauma così devastante e il segno indelebile che esso lascia nel cuore e nella memoria di chi lo ha vissuto.
Racconta come il terremoto, così come qualsiasi altro trauma, resti impresso negli occhi, nei sentimenti e nei sensi. Sono ricordi ed emozioni forti che perdurano nel tempo e possono riemergere improvvisamente, anche dopo molti anni…
HA futura memoria

Appena fuori Pordenone c’è un luogo dove, sospesa tra acqua e cielo, compare una scritta a caratteri giganteschi: ha futura memoria. E’ il laghetto della conceria della famiglia Presot, che nel marzo 2022 – per i novant’anni della sua attività – ha commissionato un’installazione galleggiante, fatta di grandi lettere riflettenti1. Si tratta di una frase riferita alla storia familiare, ma dotata di valore universale: è quasi una formula magica che lega passato e futuro al presente, e afferma che la memoria ha un futuro.
La memoria è una trama

Costruita, organizzata e plasmata. Una creazione possibilmente coerente, fondata, ragionevole, plausibile, attendibile e legittima. La memoria è una trama, un solco tracciato dal suo soggetto, un deposito in cui si intrecciano gli individui, i loro contesti e i significati attribuiti dagli uni agli altri. È la risposta a domande importanti: chi sono, cos’è, cosa succede.
Quando scriviamo la memoria, rispondiamo a uno o più interrogativi…
Qualcosa, qualcuno. Niente, nessuno

Rincorriamo i nostri obbiettivi e andiamo avanti e indietro. Avanti e indietro. Sono davanti a una lastra di vetro che ci riflette, che mi riflette.Sono davanti allo specchio, uno dei miei nemici più grandi.
Vedo i miei occhi, una foresta di alberi sempreverdi. Vedo la mia pelle con tutte le sue lentiggini, una distesa di sabbia sottile con tante conchiglie di bronzo. Vedo la mia bocca, una distesa di rose rosse e rosa…
Una rinuncia per me stesso

La memoria, astratta ma sempre presente in noi, è il filo invisibile che collega ciò che eravamo a ciò che siamo. Vive in ogni scelta, parola ed emozione. Anche senza pensarci, ogni giorno agiamo guidati da ciò che ricordiamo come un errore, un insegnamento o una ferita. Per alcuni è un rifugio pieno di momenti felici e persone amate. Per altri è un luogo doloroso, segnato da ricordi che si vorrebbero cancellare. In ogni caso, la memoria ci insegna e ci protegge, ci aiuta a costruire il futuro. Io, ragzzo di diciotto anni…
Una ferita

Avevo nove, forse dieci anni quando successe per la prima volta. Non sono mai stata legata chissà quanto a mia madre, tanto meno a mio padre, ma quella notte era diverso, ho sentito che, anche se mi ripetevo che avrei potuto vivere senza di loro, in realtà non era così. Erano già le due o tre del mattino credo, non avevo ancora il telefono, mi svegliai perché la sentivo piangere.
Mi alzai di fretta, corsi in cucina e lei era ferita. Mi disse che era stato un incidente, che stavano solo discutendo, che non era successo niente…