Il lavoro ha inaugurato un peculiare spazio espositivo voluto da Roberta Busca, illuminata responsabile eventi dell’Aeroporto di Padova “G.Allegri”.
Lo spazio è aperto a tutti gli artisti del mondo che vorranno interpretare una vecchia fermata dell’autobus cittadino.
Io sono Federico Soffiato, mi occupo di scultura, e da molti anni insegno discipline plastiche, a Padova, essendo stato docente dapprima al liceo “P.Selvatico” e ora al liceo “ A.Modigliani”.
Allorché mi è stato chiesto di realizzare una forma per la cittadinanza, in un primo momento ho rifiutato, ma, in seconda battuta, ho deciso di regalare ai miei attuali studenti l’occasione di compiere un’esperienza fuori dalla loro quotidianità scolastica, di dare concretezza a un progetto che, da un disegno, è diventato una scultura.
Come docente, infatti, mi son sentito motivato a proporre quest’attività, realizzatasi come PCTO, per motivi legati alle differenti concezioni didattiche che caratterizzano i due più famosi Licei Artistici di Padova, su citati.
Per meglio far comprendere la mia scelta nella proposta didattica, che i ragazzi hanno accolto con entusiasmo e conseguente grande impegno, è necessario tener presente una piccola premessa storica (oltre a una autobiografica). Nel 1866 il marchese Pietro Selvatico Estense, colto e illuminato intellettuale patavino, che, tra altri meriti, ha avuto quello di aver salvato nientemeno che la Cappella Scrovegni dall’abbattimento previsto dalla follia ottocentesca, ha creato il primo Istituto d’Arte italiano.
Selvatico voleva dare agli artigiani del tempo una maggiore consapevolezza artistica attraverso il disegno e la progettazione.
Seguono altre eccellenze che hanno copiato il concetto del marchese patavino: tra le più famose, quella del Bauhaus.
La nota autobiografica è che io ho frequentato questa incredibile istituzione, e in seguito, come già detto, ho avuto l’onore di essere stato parte del suo corpo docente.Invito i più curiosi ad andare a indagare sulla storia di questa scuola, che ha formato numerose personalità dell’arte internazionale. È stata l’idea di cantiere il regalo che ho voluto fare agli studenti (oltre che a me stesso) , concezione che ho mutuato, appunto, da Pietro Selvatico, come si evince dalle righe che seguono: “Per comprendere la portata normativa del grande cantiere che, a partire dal 1894, sotto la direzione di Camillo Boito, trasforma la Basilica di Sant’Antonio in una fabbrica-simbolo del Nuovo Stile nazionale, è dal fondatore della Scuola Pietro Selvatico che bisogna partire. Maestro e mentore di Boito, Selvatico trasmette al suo più dotato allievo la sua concezione di cantiere non come semplice messa in atto, ma come vero epicentro di una formazione che può dirsi completa soltanto quando salda il progetto con l’operatività..” (Francesca Castellani, La “palestra” del cantiere antoniano (1893-1900), IUAV, Venezia. Il cantiere è il luogo del fare, è il luogo dove si lavora assieme e le soluzioni sono condivise in un continuo dialogo che appiana le differenze di ruolo.

La mia esperienza di scultore è stata utilizzata dai ragazzi, che
hanno potuto esprimere la propria creatività.
Spesso le soluzioni tecniche e formali sono state proposte proprio dai ragazzi stessi, che hanno saputo coordinarsi liberamente, con il fine di ottenere il miglior risultato estetico/formale.
Nessuno al cellulare, nessuno annoiato, nessuna critica se non costruttiva: tutti al lavoro. Il contesto didattico del PCTO in cui ho inserito, come detto sopra, la possibilità di questa esperienza è, come si sa, obbligatorio nel triennio, ma con grande sorpresa molti studenti di prima e di seconda hanno aderito senza nessun benefit in cambio, se non quello di concorrere alla realizzazione di quest’opera.
Grande onore a questi giovanissimi studenti. Ecco il cantiere, il cui fine è consegnare un progetto attuato a regola d’arte, gestendo imprevisti, soluzioni, tempi, materiali e strumenti.
Abbiamo creato una grande figura policroma unisex di quattro metri e mezzo, che sfonda la fermata del bus con una colomba della pace in testa; la struttura è in legno sulla quale i volumi sono stati fatti in cartapesta.
Un inno alla pace e all’impermanenza.
Io, ex studente del Selvatico, volevo regalare agli studenti del Modigliani l’esperienza di portare un progetto su carta nel mondo reale. Il mondo reale contemporaneo che, eppur digitalizzato, è ancora fatto di tavoli, piatti, letti per dormire, lacrime e forza di gravità.
Indice
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