Blognotes n 18
Blognotes 19

MEMORIE è il tema del numero 19 di Blognotes

Articolo presente in

L’essenza della relazione

di Francesca Bomben, psicologa psicoterapeuta, SC Psicologia dell’Infanzia e della Famiglia – AsFO, Pordenone
Bambini

Per gli esseri umani i luoghi sono definibili se hanno un senso, una specificità, una connotazione. Le città sono questo, superfici di spazio abitate da persone, situazioni fisiche e concettuali in cui si concentra la vita di una commùnitas. E una commùnitas è,  per definizione,   ciò che corrisponde  ad una massa interattiva che si muove in uno   spazio,  che   sviluppa  e genera   la   realtà attraverso incontri, scambi, dialogo.

Nel corso della storia, l’uomo si è adoperato per accorciare distanze anche quando varca confini remoti, per abbreviare attese anche quando il tempo a disposizione è abbondante. Passo dopo passo questo è diventato un vezzo, poi un vizio e un’ossessione. E ci si è trovati a navigare senza spostarsi, nella frenesia   del   virtuale,   in   uno   spazio  di   incontro   divenuto   intangibile, incommensurabile e incodificabile, dove tutto si concentra e corre, dove la velocità e la prossimità fanno da padroni, patria de i sistemi più potenti e all’avanguardia per qualsiasi scopo.

Nondimeno è proprio lì  che ci si perde,   nell’impazienza  che  non  sa  più aspettare, nella perfezione che si fa chiamare bellezza, nella velocità che richiama superficialità, in quel “tutto e subito” che produce figuranti e replica stereotipi.   Le  relazioni   diventano  allora  un   affare   difficile,   non appassionatamente complesso ma dannatamente problematico, qualcosa di impraticabile, ingestibile, incodificabile.

I   ragazzi   lo   sanno.   Hanno   il   coraggio   di   dirlo.   Quello   che   davvero   tutti cerchiamo è un tu  che ci permetta di dire noi , e quindi di identificare un io.

Esistiamo soltanto quando siamo parte di qualcosa, quando abbiamo davanti qualcuno che si mette in relazione con noi e ci individua così nel corpo, nella mente e nell’essere. Esistiamo quando abbiamo l’opportunità di una lentezza e un silenzio nei quali gli animi si risvegliano, si guardano e si riconoscono nelle reciproche originalità. Cerchiamo perciò amicizie vive in cui specchiarci ed essere strani quanto si vuole, autentici al punto da riuscire a sentire la potenza salvifica del “tornare a casa”, ovvero a un luogo dove essere se stessi perché le aspettative possono anche essere disattese.

I ragazzi lo sanno. Non è internet, o un social network, o un dispositivo con le sue alte prestazioni a salvarci dai nostri malesseri, bensì quei luoghi concreti in cui fermarci, in cui è dato il tempo giusto all’incontro, in cui una risposta indugia per essere veramente ponderata e formulata ad hoc. In cui esistiamo e stiamo anche fermi, distratti soltanto dalle infinite variabili della natura umana che ci risvegliano   ogni   volta   dal   torpore   della   scontatezza   e   ci   rendono osservatori curiosi e pazienti dei nostri interlocutori.

Ci sono luoghi assai preziosi per la riconquista di se stessi, luoghi densi diignificato più di altri, luoghi a volte dolorosi e sconvolgenti, altre popolati e travolgenti.

Che sia scelto o meno, che sia per ciascuno di noi un’occasione importante in quel lasso di tempo che chiamiamo vita.

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