Blognotes n 18
Blognotes 19

MEMORIE è il tema del numero 19 di Blognotes

Articolo presente in

La memoria delle nostre case

di Maria Paludetti

Questo numero è dedicato alla memoria. Perciò abbiamo pensato potesse essere interessante parlare della memoria degli oggetti domestici, come mobili e suppellettili friulani. Caratteristiche e peculiarità degli interessi verso questo tipo di antiquariato. Come si inserisce nelle case d’oggi o nelle case restaurate o recuperate.

Cosa raccontano questi oggetti, perché vengono comprati. Cosa può implicare questo tipo di antiquariato, anche per quanto attiene l’attività di restauro (ricordiamo che in Friuli c’è stato il terremoto che si è portato via molte memorie del tempo).

OGGETTI CHE RACCONTANO: LA MEMORIA NELLE NOSTRE CASE

Nelle nostre case si nasconde un archivio invisibile; ogni mobile, ogni oggetto, è un frammento di una narrazione più grande. In un’epoca in cui tutto cambia in fretta e la tecnologia aggiorna ogni giorno i nostri stili di vita, esistono testimoni silenziosi che resistono al tempo: gli oggetti domestici.

Mobili, suppellettili, utensili quotidiani, tutto ciò che ci circonda dentro casa non è solo funzionale, ma carico di memoria.

Ogni sedia, ogni tavolo, ogni vecchia lampada racconta una storia. Non la troveremo scritta da nessuna parte, ma è lì, incisa nella materia, nei graffi, nei bordi consumati, nei gesti ripetuti di chi li ha usati. È una memoria fisica, concreta, fatta di abitudini, affetti, trasformazioni.

Non di rado mi capita di affrontare una progettazione d’interni dove il cliente possiede un mobile antico di pregio acquistato o un mobile di famiglia da recuperare:  la credenza, la cassettiera, l’armadio o il tavolo della nonna; spesso propongo il loro utilizzo in ambienti diversi da quelli originali reinventando la loro funzione: un armadio può essere utilizzato come credenza nella cucina, una cassapanca come porta tv, una cassettiera da camera come mobile in ingresso. In questo modo possiamo donargli una nuova vita e dargli la possibilità di essere nuovamente amati.

Personalmente spingo molto nell’ inserimento di questi elementi anche in contesti moderni per alcuni semplici motivi legati a valori importanti:  l’affettività, l’artigianalità, la sostenibilità, l’autenticità.

Che si tratti di mobile d’antiquariato o di un mobile vecchio di famiglia da recuperare, i valori che muovono l’interesse a mantenerli od inserirli nelle nostre cose di oggi sono gli stessi.

IL VALORE AFFETTIVO:

Un mobile antico evoca storie familiari, tradizioni e affetti, diventando vero e proprio simbolo di un passato ricco di significati.

Le credenze e anche eventuali oggetti in esse contenute, ad esempio, sono testimoni di eventi importanti, come matrimoni, feste o ricorrenze familiari. Le scrivanie, con i loro cassetti, i loro piani, raccontano storie di studenti, professori o professionisti che hanno lavorato su di esse.

Un mobile antico può essere quindi una fonte di conforto, di nostalgia e di orgoglio, permettendo di ricordare e celebrare storie di famiglie e persone.

Nel nostro Friuli, dove il terremoto del 76 si è portato via molte memorie del passato, riutilizzare mobili antichi sopravvissuti a quell’evento, assume un valore affettivo ancora più elevato; penso ad alcuni elementi di arredo tipici della nostra regione che custodiscono memorie importanti: le sedie impagliate, le madie, le cassapanche, le credenze, gli armadi a due ante…

Le sedie portano il segno delle mani che le hanno impagliate: la sedia impagliata friulana, cjadree maroche, è un simbolo iconico della cultura contadina del Friuli Venezia Giulia e ha una storia profondamente radicata nella tradizione artigianale locale, risultato del connubio tra la produzione artigianale e a domicilio, visto che l’impagliatura della seduta era realizzata dalla donna (impagliatrice) anche in casa, realizzata con paglia di segale, giunco o erbe palustri.

La madia friulana serviva a conservare la farina, ma anche ad impastare il pane: il coperchio si sollevava e al suo interno c’era uno spazio apposito per lavorare l’impasto. Era un mobile fondamentale nelle cucine contadine, simbolo di autosufficienza e vita familiare.

Avere la possibilità di tramandare questi oggetti di arredo significa raccontare la nostra storia.

IL VALORE ARTIGIANALE:

Un mobile antico non è solo un testimone della nostra vita familiare, ma anche della qualità delle nostre maestranze, dei legni speciali che usavano, delle tecniche di lavorazione, di una praticità e di funzionamento che ha sfidato il tempo: un patrimonio da esaltare!

LA SOSTENIBILITà:

In un mondo sempre più sensibile al tema della sostenibilità, il ricorso a un mobile recuperato può rappresentare un modo efficace per combattere il consumismo, contenere gli sprechi e ridare valore a quanto già esistente. Uno dei principali benefici legati all’inserimento nelle case di mobili d’epoca è la promozione del riuso e del riciclo dei materiali. Quando si sceglie di utilizzare mobili già esistenti, si riduce la necessità di produrre nuovi articoli, il che comporta un significativo risparmio di risorse naturali. La produzione di nuovi mobili spesso richiede l’abbattimento di alberi e l’uso di materiali non rinnovabili, contribuendo così all’inquinamento e alla deforestazione. Inoltre, i mobili d’epoca sono frequentemente realizzati con materiali di alta qualità e duraturi, che hanno resistito alla prova del tempo. Questo significa che, a differenza dei mobili moderni, i pezzi d’epoca tendono a richiedere meno manutenzione e hanno una vita utile più lunga. Investire in questi mobili aiuta a ridurre la quantità di rifiuti prodotti, consolidando un comportamento di acquisto più responsabile e attento all’ambiente.

AUTENTICITÀ:

La presenza di un mobile antico in un ambiente apporta una percezione di autenticità, rendendo ogni casa unica, allontanando la sensazione di “casa fotocopia”, di “set fotografico” o “da catalogo”, spesso scaturita dai prodotti di massa delle grandi catene di arredamento.

Integrare i mobili antichi dentro una casa non è però una banalità; la strategia più opportuna è di mixarli con mobili moderni dalle linee semplici, per non conferire pesantezza all’ambiente, in modo che riescano ad esaltarsi a vicenda. La combinazione di questi pezzi crea un mix affascinante e di grande impatto visivo. Un tavolo da pranzo a gambe tornite dell’800 potrebbe essere abbinato a sedie di design minimalista, creando un equilibrio visivo che cattura l’attenzione senza sovraccaricare lo spazio.

Le case hanno memoria non solo tramite i mobili, ma anche tramite oggetti e suppellettili. Vivo in una casa tipica friulana dei primi del ‘900. Durante la ristrutturazione di una parete sotto la malta abbiamo trovato alcuni oggetti e suppellettili che ci hanno molto incuriosito: alcuni santini religiosi, dei ditali da cucito e delle forbicine di ferro. In molte tradizioni contadine e popolari si nascondevano oggetti nei muri come rito scaramantico, per tenere lontani spiriti maligni o la sfortuna, una sorte di protezione spirituale o invocazione della fortuna per la casa e i suoi abitanti.

Durante la costruzione di una casa, si metteva una moneta, un oggetto di valore o simbolico nel muro (spesso nella soglia o vicino al camino) per “consacrare” la casa. Era un modo per lasciare un segno della famiglia o dell’epoca, trasmettere un’eredità simbolica alle generazioni future. Il ritrovamento di questi oggetti per me è stata una forte emozione! La mia casa aveva memoria!

Giradischi verticale, Maria Paludetti

Restaurare un mobile, riutilizzare un oggetto, non è solo un gesto estetico o ecologico. È un atto di cura della memoria. Significa riconoscere valore a ciò che ha già vissuto, ascoltarne la storia e dargli una nuova possibilità di presenza. In un’epoca dominata dall’usa-e-getta, coltivare la memoria materiale diventa una forma di resistenza culturale. Anche musei, archivi domestici, mostre tematiche contribuiscono a far sì che la memoria degli oggetti non svanisca.

Ma il luogo dove questa memoria è più forte, più intima, resta la casa. Le nostre case, i nostri mobili, parlano di noi anche quando non ci siamo. Ogni scelta d’arredo, ogni oggetto conservato nel tempo, riflette il modo in cui viviamo e ricordiamo. L’identità personale e familiare si stratifica anche attraverso quello che decidiamo di tenere vicino, giorno dopo giorno.

Nel mondo friulano la memoria dell’oggetto è radicata nella tradizione: le sedie impagliate, le madie, i tavoli rustici parlano ancora di una cultura del fare, del tramandare, del resistere.
Ogni mobile era fatto per durare e quindi per ricordare.

La memoria degli oggetti domestici ci insegna che le cose parlano se sappiamo ascoltarle.

Un mobile antico, una suppellettile dimenticata, una lampada spenta da tempo possono raccontare molto più di quanto pensiamo. Non sono solo cose: sono tracce di esistenza, archivi affettivi, eredità silenziose.

E allora forse vale la pena rallentare e guardarsi intorno. Chiedersi: cosa raccontano le cose che ci circondano? Quante storie stanno ancora aspettando di essere ascoltate?