Blognotes n 20
Blognotes 20

CITTÀ & RELAZIONI è il tema del numero 20

Articolo presente in

La moda: un legame tra persone e ambiente

di Silvia Masci. Foto per gentile concessione Ciriana

Quanto lo stile di una città influenza la moda e l’ambiente? E quanto la moda sostenibile può ridurre l’impatto ambientale urbano e creare relazioni positive?

Sono domande che mi pongo ogni volta che viaggio e cerco nelle città che visito delle risposte osservando eventi di moda, boutique che promuovono abiti ecologici, il riutilizzo e il riciclo dei materiali per proteggere l’ambiente. Mi piace scoprire attraverso la moda i valori e le relazioni che essa sa trasferire sostenendo cause ambientali e sociali. La moda offre l’opportunità di creare connessioni con chi condivide le stesse passioni e gli stessi valori, per questo motivo sono particolarmente interessata a conoscere la storia dei vari brand e di chi realizza abiti. Storie che aiutano a capire meglio l’ispirazione, il percorso creativo e le sfide affrontate. Le città con una forte identità culturale e storica spesso influenzano le tendenze della moda, ispirando designer e stilisti con la loro architettura, arte e tradizioni locali. Ad esempio, città come Milano, Roma, Parigi e New York sono note per essere capitali della moda.

A Milano, ho recentemente conosciuto un brand ecosostenibile e plastic free specializzato in capi spalla Ciriana Haute Coat, che ha vinto il primo premio come marchio più creativo e progressista al Sesto Festival des Jeunes Créateurs di Cannes con la sua collezione “Botanical Chic” all’insegna dell’eleganza e del rispetto per la natura. I capi presentati dal brand di origine romana hanno conquistato i giudici nei giorni dedicati al Festival del Cinema di Cannes 2025, sottolineando l’importanza di dare spazio ad una moda completamente green con un design raffinato ed elegante tipico italiano. Una collezione che ti fa sentire parte dell’ecosistema naturale.

Il marchio è nato a Roma nel 2013, ma solo a partire dal 2023, si è ufficialmente trasformato in un brand al 100% ecosostenibile, caratteristica ad oggi distintiva e imprescindibile per la sua designer. Ciriana Haute Coat è attualmente un’azienda che realizza abbigliamento rigorosamente organico, addirittura compostabile, privo di qualsiasi materiale sintetico o colorante artificiale, e che garantisce una totale tracciabilità dei processi produttivi dei fornitori. Come racconta Zofia, tuttavia, non è sempre stato così. Ascoltare la carismatica designer Zofia Zelichowska Walczak, polacca di origine, ma italiana di adozione ci permettere di conoscere la storia del brand e il motivo della sua scelta ecosostenibile.

«Inizialmente – spiega la designer – i nostri capi si caratterizzavano per una composizione bilanciata di lana e poliestere. Nel momento di massimo sviluppo, i nostri cappotti venivano venduti a centinaia al giorno, ma mi sono accorta che i consumatori li acquistavano senza una reale necessità. Alcuni pezzi appena comprati venivano immediatamente rivenduti nei negozi di seconda mano, segno evidente che non erano realmente indispensabili per chi li acquistava. Per me, questo rappresentava una mancanza di rispetto per il mio lavoro, per quanto possa sembrare ingenuo, ma soprattutto per l’ambiente. La presenza del poliestere nei miei prodotti mi creava un disagio profondo. Così, nonostante il grande successo, ho deciso di interrompere completamente la produzione. Nel 2023 ho avviato una nuova linea di cappotti, completamente organica al 100%».

«Questa scelta – continua la designer – ha trasformato Ciriana in un’azienda plastic-free, che resiste sistematicamente alla tentazione di aggiungere fibre elastiche in vita o di applicare colorazioni sintetiche per rendere gli abiti più “vivaci”. Tutti i capi sono realizzati in cotone biologico con aggiunte di seta e altre fibre naturali, come il lino, trionfano i filati di cotone e i bottoni in legno, senza cerniere né elastici, le tinte sono rigorosamente vegetali e ottenute attraverso il processo di eco-printing. Al centro della nostra attenzione c’è l’essere umano. Desideriamo riconnetterci con la natura e tra di noi. Promuoviamo di fatto uno stile di vita sano, in armonia con il ritmo naturale della vita e in sintonia con se stessi».

Mi piace ascoltare e scoprire l’impegno per realizzare un abbigliamento biologico.

«Il nostro obiettivo – sottolinea la designer- è diffondere questo messaggio a livello globale. I capisaldi sono, infatti, l’imprescindibile accortezza dedicata alla scelta dei materiali e la grande attenzione impiegata nel supervisionare i processi produttivi, al fine di renderli completamente sostenibili. Ho scoperto che i maggiori produttori di tessuti in Europa non realizzano materiali realmente sostenibili. L’ho trovato difficile da concepire. Mi rispondevano che non c’era domanda per tessuti puliti. Così ho deciso di cercare al di fuori dell’Europa e ho visto che i paesi che tendiamo a ritenere “sottosviluppati” hanno un rispetto maggiore per la natura e, di conseguenza, per la nostra salute».

Da qui è nata per Zofia la sfida di acquistare le fibre grezze esclusivamente da piccoli produttori internazionali di cotone biologico, che evitano i processi industriali nella coltivazione, raccolta e lavorazione della pianta.

«Sappiamo – spiega – che le loro fibre sono prive di sostanze chimiche e che utilizzano fino all’80% in meno di acqua per produrre i loro tessuti. Sappiamo anche che le loro condizioni di lavoro sono dignitose, poiché i nostri fornitori affrontano rigorosi processi di certificazione. Allo stesso modo, abbiamo sottoposto le pratiche produttive a una valutazione e abbiamo ottenuto la certificazione dall’associazione Friend of the Earth, che rappresenta il settore moda della Wso (World Sustainability Organization). Prossimo obiettivo, inoltre, sarà la brevettazione di un processo industriale completo per la produzione di coloranti organici destinati al cotone biologico».

Se guardiamo con attenzione, possiamo scoprire abiti green ed etici anche in città non tradizionalmente associate alla moda. Basti pensare al caso di Pordenone, in cui sono nate diverse iniziative in questo ambito. Alcune aziende locali stanno adottando pratiche più verdi, come l’uso di materiali riciclabili e la riduzione degli sprechi. Ci sono anche progetti di sensibilizzazione sulla sostenibilità e la creazione di reti di collaborazioni tra imprese e cittadini.

Pordenone spicca per il riciclo. Si distingue come realtà molto attiva nel riuso, più nello specifico, di capi di abbigliamento e materiali tessili, promuovendo l’economia circolare. Tutto ciò, insieme ad attività innovative tra cui quella di Ciriana, mette in luce che la tutela dell’ambiente sta diventando un focus fondamentale su cui investire. Uno sviluppo economico attento al benessere generale ha di certo una ricaduta positiva sui bisogni presenti e futuri.

La moda è l’ultima pelle della civiltà”, una frase dello scrittore francese Paul Valery che sottolinea come la moda rappresenti l’espressione esteriore e visibile della cultura e della società in cui viviamo. La moda non è solo un modo di vestire, ma riflette i valori, le tendenze e le trasformazioni di una civiltà, è un linguaggio che racconta chi siamo. È bello vedere come la moda può assumere un significato profondo.

Essa può essere un esempio per esprimere se stessi e far parte di una conversazione più ampia.

 

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